Non è finito il mio peregrinare...
ho sempre valige da riempire
e da svuotare,
ostelli sconosciuti da abitare.
Stanze squallide e disadorne
m'accolgono con le brezze dell'ovest
che la notte la luna non riesce a rischiarare.
I miei giorni
non hanno mai fiori d'annaffiare.
Vivo da nomade,
lontani i giorni stabili e stanziali
quasi da non percepirne più il sentore,
solo un vecchio organetto
col suo suono familiare
mi riporta ogni tanto
al mio vero essere reale.
Mi chiedo:
quale sarà il porto
del mio perenne mare
in cui potro, finalmente,
ormeggiare la mia nave?
Grazia Denaro
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