Se ti consola, se ti contenta,
mia gallinella d’acqua,
un racconto ti canto,
corto come il campanile
della chiesa dei Rossi,
alto più della torre di Sant’Andrea,
quanto la valle Millecampi vasto.
Vola gabbiano, vola grigio airone
in questa impresa di parco colore,
un’impresa in bianco e nero,
eroso da tempo l’arcobaleno.
Era la terra in quell’evo
remoto solo un abbaglio.
A perdita d’occhio, senza confini,
paludi, ampi prati d’acqua, fiumi:
campi azzurri (d’inverno cenerini)
arati dalle apprensive vele
nostre e dai nostri batticuori.
Dormi, tuffetto. Se ti consoli,
se ti contenti, in corteo
affluiranno al tuo sogno
il segantino, lo squerariolo,
il calafao e il puto de squero*1.
Un sonno lucente dormi
tra il pisciacane e l’erba stagna
sopra la sabbia, tra le canne il vento,
dentro una storia con molti specchi
di sperdimento e di baldanza
benedetta tutta d’acqua salsa.
Dormi, martin pescatore, anima mia,
in quelle scordate contrade.
Dormi e ricorda con madresia.*2
Senza sospetto dormi.
Degli avi ascolta i passi
dall’eco smorzato. Domani
nessun nesso starà a questo narrare.
Per te domani neanche
un’umile grammatica di mare.
*1 Operai di un piccolo cantiere navale.
*2 amore materno
(2009)
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