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.La ballata di Michelle.

di Benny Nonasky
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Pubblicato il 18/02/2017 16:12:19

(Dal libro "Imàgenes Trasmundo")

 

Verrà il giorno che quell’uomo si alzerà,

ben vestito, col fallo mozzato;

aprendo le tende di biancospino,

ascoltando gli abeti bruciare;

annusando l’amaro odore di sangue

che percorre le strade stellate dell’universo,

mentre le tarme divorano i suoi capelli,

mentre i rospi sputano sui suoi occhi;

quell’uomo si alzerà –

ben vestito, col fallo mozzato – e

urlerà:

    <<Basta!>>

 

e sarà il giorno

che

il liuto sul ventre della cavalla si apra

come un melograno maturo e divori se stesso,

che

il colombre argentato azzanni l’orizzonte per

scardinare le sette porte e

lasciare che la loro voce si innalzi

a baciare le alture di Machu Picchu,

che

il vulcano, figlio della collera d’Eva,

riprenda a piangere sulla meridiana

del Tropico del Cancro,

e che l’incompleto

azioni il rubinetto antartico cosicché

il monsone CO2 sciolga l’emerso

defluendo nell’urna notturna del cosmo,

vagando sul coccodè del primo giorno.

 

Rimarrà ciò che si dice che in principio fu:

il niente.

 

Lo sappiamo Michelle:

    bravi ad evitare le buche,

    molto meno nel coprirle.

Lo sapevano i treni a vapore nello Yucatan.

Lo sapevano i bambini

nelle fabbriche di Londra.

Lo sapevano gli scoiattoli

intorno a Chernobyl.

Lo sa l’ecosistema amazzonico

distrutto dalla soia cinese e

lo sanno a Linfen e a Mailuu-Suu col cancro

e l’arcobaleno color piombo patinato.

Lo sapevamo a Tokyo, lo sapevamo a Copenaghen;

lo sappiamo perché ci conviviamo. Punto.

 

Nessun assolto. Punto.

Tutti imputati nel grande processo

contro la vita:

uomo contro natura,

uomo contro uomo. Punto.

 

(C’era cu c’era)

 

Le promesse hanno fatto rima con le menzogne,

l’indifferenza ha creato uno spazio sufficiente

per renderci amebe vittime,

la tecnologia ci ha illusi

giocando con le parole:

male maggiore con male minore, perché

è semplice credere di essere onnipotenti,

perché

è facile attendere un tempo più rigoglioso,

perché

è onesto recepire un guadagno da un omicidio,

perché

lo sappiamo Michelle

che la pratica meno dolorosa

era quella di non pensare a ogni conseguenza

perché

è semplice rattoppare il presente,

perché

è facile trovare qualcosa su cui scaricare le colpe,

perché

è onesto essere moderni avendo un computer

al posto del cuore e trecento chili

di pollo avariato nel mega frigo

a sensore ultrasuoni.

 

No Michelle, nessun assolto.

Cadremo tutti nel nostro cilindro rovesciato

e annegheremo nell’acido da noi sputato

per secoli e secoli

come alcool sul fuoco,

come scusa per il freddo.

 

Riscalda la minestra,

alleviamo i nostri dolori

con un po’ di Malox

e fugaci segni a croce,

ma la febbre ustiona la crosta spellata,

la febbre cinge

le ossa esili dell’ulivo

tremano le foglie,

e trema la terra a ogni straziante squarcio

di tenebra che si schiude

dal centro del sinedrio

dove si pone la firma dell’ultimo atto.

E potrai piangere quanto vorrai,

ma non ne usciremo più, perché

ci siamo prefissati di non chiedere mai scusa;

perché le bombe hanno necessità di mangiare,

come l’uomo, i robot, la rapidità.

 

Lo sappiamo Michelle

  rimarrà ciò che si dice che in principio fu:

  il niente.

 

Allora, ti chiedo un ultimo favore,

prima di salpare sull’eterno battello

del felice occaso:

balla.

Balla fino a quando

ti si scuoino la pianta dei piedi

e non ti baceranno la carne cruda.

Balla.

Balla fino a quando qualcuno scenda

dal suo piedistallo di zinco cromato,

a dirti:

    <<Oggi si può stare peggio,

     non siamo tutti uguali.>>

Balla sui maiali viziati e le vacche sacre

davanti a donne avvizzite che chiedono elemosina.

Balla sopra le guerre e i suoi giovani cadaveri.

Balla intorno alle discariche d’amianto

con smorfie e gesti di derisione.

Ridicolizza il male, rendilo banale

con le tue movenze insignificanti,

fammi scompisciare dalle risate

per la merda che placidamente ci vive vicino.

Non avere vergogna (come Noi),

non avere pudore (come Noi),

non avere rimorso (come Noi).

Ridicolizza come tutti fanno

con tutti e con tutto.

Renditi stupida e felice (come Noi).

Balla.

Balla e concludi quello che puoi

perché

no, non ne usciremo più -

prefissati come siamo a non chiedere mai scusa

e di non pagare per i delitti commessi.

        (A cumbinzioni futti a genti)

 

Lo sapevamo Michelle:

la natura fa il suo corso:

con o senza interferenze,

con o senza conseguenze. Punto.

 

E allora balla.

Balla e concludi quello che puoi.

Balla e resisti
fino all’ultimo sospiro,

fino al primo scricchiolio,

perché

quell’uomo si alzerà –

ben vestito, col fallo mozzato – e

urlerà:

    <<Basta!>>


e sarà il giorno.


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