A volo venuti
a volo, a volo divisi
i gruppi di volatori stanchi ancora
qui nel cièl’ubriàcostìnto
ali lassù nell’unt’ària
color di grìgiopiòggia e ancora via
poi
ali sul vuoto di palazzi
su vicoli e in basso poi rifiuti…
E le fiamme arànci’argènto
lùcidipòrto e riflèssod’àcqua
nel tardi d’una sera liquida e sempre
dovunque presente
l’eternità del cosamuòredéntro
che t’accende i polmoni
E ancora, ancora via
(ascolta, ascolta il vento negli occhi dei subumani abràncospàrsi, e nulla si salva: o noi o loro, comunque.)
perché avrà l’urlo di gelo dell’addio
il mio prossimo ritorno
sarò qui
a morirne la fine
fra gli occhi d’una chiesa
e qualùnquecòsa si sbocci a pélod’àcqua
come spògliasàcra sèmpreprónta
Una figlia di Gennaio, sì
questo Gennaio di quest’inverno
perché SóraMòrte vive di tempo presente
ci mostra la sua fàcci’apèrta
offerta d’un’avventura cui non convien mancare
questo Gennaio
questo
quando il tempo si fa respìrd’apnèa
in lùnghimési e àttim’impossìbili
e sui muri
su’ mùr’infracidàt’a secco delle case
sol si muove l’ombra di chi vola
ha volato
volerà
in fuga dall’amàropresènte vostro
assieme a
(tratta dalla raccolta "Luoghi accettati",
autopubblicata nel 2001)
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