Pubblicato il 02/02/2021 12:04:04
Ecco come Italo Calvino pone al centro lo sguardo animale per riflettere sull'uomo e sul suo modo di abitare la dimensione naturale che ci accomuna. Con ispirazione apparentemente surrealista e fantastica lo scrittore, in poche righe, presenta l'animale come nostra alterità lasciando trapelare qualcosa di nuovo sulla vita e sul nostro modo di abitarla, non da padroni autoreferenziali e assoluti
Soggezione di un cane Italo Calvino
Ogni tanto mi capita di chiedermi come ci giudicheranno gli animali. Se tutte le cose strane che facciamo appariranno loro come fatti naturali, come scherzi d’una natura mostruosa e irrazionale, oppure come qualcosa di contrario al senso del mondo, come un’offesa all’ordine elementare delle cose, oppure infine se si saranno adattati tanto alla vita della nostra civiltà da non accorgersi di questo divario come non ce ne accorgiamo noi, e da continuare a vivere, come noi, cercando di trarne tutti i vantaggi possibili.
Una volta avevo un cane che mi dava soggezione. Io mi facevo la barba e lui mi stava a guardare. “Non capisce – pensavo io. – Come fa un cane a capire un uomo che si fa la barba? Come faccio a spiegargli la necessità di farmi la barba? Perché mi faccio la barba?” Non riuscivo più a radermi e smettevo. Mi mettevo a tavolino a scrivere: il cane continuava a guardarmi.” Come posso spiegargli perché scrivo? – mi domandavo – Scrivo per guadagnarmi il pane: questo potrebbe capirlo. Ma perché mi pagano quello che scrivo? Cosa se ne fanno? Scrivo qualcosa di utile?” Rileggevo e trovavo stupido tutto quello che avevo scritto. Finivo per appallottolare il foglio e alzarmi. Venivano visite di riguardo: io le ricevevo con grandi complimenti, parlavo con rispetto. Il cane mi guardava. Certo si stupiva che portassi la camicia abbottonata, che non mi sedessi con le gambe sui braccioli della poltrona. Come fare a spiegargli che erano persone influenti, da rispettare? Ma io le rispettavo? Avevo stima di loro? Dovetti chiudere il cane in un’altra stanza per non mettermi a insolentire quei signori. Finii per disfarmi del cane, se no a quest’ora girerei nudo e barbuto per i boschi, nutrendomi di frutti selvatici.
Da : Saggi 1945 1985, Tomo II I Meridiani Mondadori
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Marisa Madonini, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|