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8 marzo

di Rosanna Pasculli
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Pubblicato il 30/01/2017 11:13:19

Affido qualche acerbo verso
madido d’animo mio,
a questo foglio terso,
leggero come un brusio.

Nell’uggioso mattino di marzo
trascende la pioggia
il silenzioso sollazzo
della mia penna e la sua regia.

Fecondo di cieli distanti,
arrese alle forze motrici,
s’adagiano parole palpitanti:
d’emozioni non sono attrici.

Freme la giovane primavera
nel grembo della terra dissetata.
Ancor riversa la pioggia altera
sulle distese di campi e d’acqua salata.

Volubile e ostinato
fremendo più forte avanza marzo!
Che d’ogni immaturo prato
tesse raffinato il primitivo arazzo.

Arcani ologrammi si svestono
su nudi sentieri di ricordi.
Ambiscono al risveglio lor che odono
il rumore dei germogli in giulivi raccordi.

Nacqui nella grandine
del mese burrascoso.
Spogliato d’ogni redine
richiamò il fuoco ombroso.

Nacqui nel profumo di mimosa,
che desta la traccia originale
della Primavera vanitosa.
Lieve la nostalgia ancor m’assale.

L’infanzia dai verdi prati,
i giochi, le cadute, i voli e ancor più cari
le nitide immagini dei volti amati
son ricordi dolceamari.

Disegno adesso con il vento,
che spinge oltre le soglie
questo ricordo lento.
Dolce il pianto qui si scioglie.

Naiadi all’ombra selvosa di fronde,
s’inseguono in suadenti richiami,
scomposte, il pensier le confonde,
finché si stendono in corvini ricami.

E compiuto il loro sfuggente percorso,
come fiumi dall’impetuoso corso,
riposano pregni d’eterno,
riversando dal cuore all’esterno.



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