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Raccolta di poesie di Rosanna Pasculli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Oceani

Scalpitanti oceani,
grondanti d’aneliti persi,
fremono dal fondo della sera,
sfidando l'aurora maestosa.
Li lascio emergere.
Stanchi mi vengono a cercare:
non bruciano quei baci sulla pelle.
Tenue tocco vestito di niente:
scorgono le toppe nell’anima,
arrestano muti l’ascesa.

Id: 42336 Data: 10/04/2017 17:26:19

*

Ritorni

Ruggine,
tele di ragno invisibili,
focolai spenti.
Tizzoni arroventati di ricordi
incendiano queste stanze spoglie di noi.

Ombre lontane, nascoste negli angoli
sbirciano la scena:
tra le ceneri brune assumiamo nuova forma
miriadi di cieli distanti
dalla lezione che ci insegnò il passato.

Id: 41725 Data: 28/02/2017 09:53:22

*

Resta

Resta ad ascoltare la voce sinuosa dei miei sensi,
mentre gravitano satelliti di tenere manie
su lembi opposti di una stessa anima.

Si spengono nella notte
i soffi delle candele erranti
e il mondo s’assopisce silenzioso.

Nell’io profondo navigano
divampando,
desideri mirabili
di vita nascente.

Esuli di nude braccia
su un unico specchio di tessuto,
si rifugiano nell’amoroso canto,
ordito da ebbri profumi
di seduzione e incanto.

Son note agli amanti
gemme di pudore,
gocce d’arsura,
che ridestano d’ogni passione il germe,
senza paura.

Scaltri lumi di sentimento
proferiscono mute parole,
comprese solo dal mio cuore,
attenta sentinella
del linguaggio folle dell’amore.

Id: 41373 Data: 04/02/2017 12:51:24

*

8 marzo

Affido qualche acerbo verso
madido d’animo mio,
a questo foglio terso,
leggero come un brusio.

Nell’uggioso mattino di marzo
trascende la pioggia
il silenzioso sollazzo
della mia penna e la sua regia.

Fecondo di cieli distanti,
arrese alle forze motrici,
s’adagiano parole palpitanti:
d’emozioni non sono attrici.

Freme la giovane primavera
nel grembo della terra dissetata.
Ancor riversa la pioggia altera
sulle distese di campi e d’acqua salata.

Volubile e ostinato
fremendo più forte avanza marzo!
Che d’ogni immaturo prato
tesse raffinato il primitivo arazzo.

Arcani ologrammi si svestono
su nudi sentieri di ricordi.
Ambiscono al risveglio lor che odono
il rumore dei germogli in giulivi raccordi.

Nacqui nella grandine
del mese burrascoso.
Spogliato d’ogni redine
richiamò il fuoco ombroso.

Nacqui nel profumo di mimosa,
che desta la traccia originale
della Primavera vanitosa.
Lieve la nostalgia ancor m’assale.

L’infanzia dai verdi prati,
i giochi, le cadute, i voli e ancor più cari
le nitide immagini dei volti amati
son ricordi dolceamari.

Disegno adesso con il vento,
che spinge oltre le soglie
questo ricordo lento.
Dolce il pianto qui si scioglie.

Naiadi all’ombra selvosa di fronde,
s’inseguono in suadenti richiami,
scomposte, il pensier le confonde,
finché si stendono in corvini ricami.

E compiuto il loro sfuggente percorso,
come fiumi dall’impetuoso corso,
riposano pregni d’eterno,
riversando dal cuore all’esterno.



Id: 41281 Data: 30/01/2017 11:13:19

*

Cariatide

Pilastri di sogni, le favole.
Vuotate del pragmatico abito del vero,
indossano il velo della pretenziosa illusione.
Fingendosi solidi cedono sotto il loro peso,
mentre un abile mietitore ne falcia il gambo col suo braccio teso.

Demolitrice son io con questo braccio:
ho cullato quell’idea al suon d’un canto di sirena,
che l’ha divorato;
annegato nelle viscere di un mare
di facili naufragi e dure risalite, di conquiste e cedimento,
privo ormai della gioia che animava l’autentico fermento.

La paura di affrontare, la paura di cadere son ladre di quel tempo
che il passato, poi, trattiene
nelle mani ignare e pregne
di ricordi, rammarichi e rimorsi.
Non incedere in errore un’altra volta.

Fisso nella mente il sogno del mio passato
e del presente che, rincorso dal tempo,
inciampa nel suo vestimento.
Un inganno più grande
di quell’illusione
che vestiva di vero
la vecchia passione.

Superstite cariatide del mio tempio,
quell’idea e il suo turbamento.
Idea disillusa o favola antica,
che, bagnata dal sole,
riprende vita.


Id: 41250 Data: 28/01/2017 12:50:28

*

Lo specchio bianco

Rami di nero inchiostro

macchiano il candido chiostro

che s'offre all'aratro

d'idee pensierose imperlato.

 

Amai quel percorso, io fanciulla:

contiguo a giochi di bambole e favole;

compagno di sogni e complice lieve,

quel bianco vestito di neve.

 

E ancora sul bianco ritaglia

spazi tradotti,

privi di faglia,

in regni velati e incorrotti.

 

Inviolata fantasia

d'intrecci magici e reali;

indenne emozione mia,

schiudono morgane le loro ali.

 

Il riflesso di me e quel che sono,

nello specchio bianco, che solco, abbandono.


Id: 41241 Data: 27/01/2017 18:17:00