I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Oceani
Scalpitanti oceani, grondanti d’aneliti persi, fremono dal fondo della sera, sfidando l'aurora maestosa. Li lascio emergere. Stanchi mi vengono a cercare: non bruciano quei baci sulla pelle. Tenue tocco vestito di niente: scorgono le toppe nell’anima, arrestano muti l’ascesa.
Id: 42336 Data: 10/04/2017 17:26:19
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Ritorni
Ruggine, tele di ragno invisibili, focolai spenti. Tizzoni arroventati di ricordi incendiano queste stanze spoglie di noi.
Ombre lontane, nascoste negli angoli sbirciano la scena: tra le ceneri brune assumiamo nuova forma miriadi di cieli distanti dalla lezione che ci insegnò il passato.
Id: 41725 Data: 28/02/2017 09:53:22
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Resta
Resta ad ascoltare la voce sinuosa dei miei sensi, mentre gravitano satelliti di tenere manie su lembi opposti di una stessa anima.
Si spengono nella notte i soffi delle candele erranti e il mondo s’assopisce silenzioso.
Nell’io profondo navigano divampando, desideri mirabili di vita nascente.
Esuli di nude braccia su un unico specchio di tessuto, si rifugiano nell’amoroso canto, ordito da ebbri profumi di seduzione e incanto.
Son note agli amanti gemme di pudore, gocce d’arsura, che ridestano d’ogni passione il germe, senza paura.
Scaltri lumi di sentimento proferiscono mute parole, comprese solo dal mio cuore, attenta sentinella del linguaggio folle dell’amore.
Id: 41373 Data: 04/02/2017 12:51:24
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8 marzo
Affido qualche acerbo verso madido d’animo mio, a questo foglio terso, leggero come un brusio.
Nell’uggioso mattino di marzo trascende la pioggia il silenzioso sollazzo della mia penna e la sua regia.
Fecondo di cieli distanti, arrese alle forze motrici, s’adagiano parole palpitanti: d’emozioni non sono attrici.
Freme la giovane primavera nel grembo della terra dissetata. Ancor riversa la pioggia altera sulle distese di campi e d’acqua salata.
Volubile e ostinato fremendo più forte avanza marzo! Che d’ogni immaturo prato tesse raffinato il primitivo arazzo.
Arcani ologrammi si svestono su nudi sentieri di ricordi. Ambiscono al risveglio lor che odono il rumore dei germogli in giulivi raccordi.
Nacqui nella grandine del mese burrascoso. Spogliato d’ogni redine richiamò il fuoco ombroso.
Nacqui nel profumo di mimosa, che desta la traccia originale della Primavera vanitosa. Lieve la nostalgia ancor m’assale.
L’infanzia dai verdi prati, i giochi, le cadute, i voli e ancor più cari le nitide immagini dei volti amati son ricordi dolceamari.
Disegno adesso con il vento, che spinge oltre le soglie questo ricordo lento. Dolce il pianto qui si scioglie.
Naiadi all’ombra selvosa di fronde, s’inseguono in suadenti richiami, scomposte, il pensier le confonde, finché si stendono in corvini ricami.
E compiuto il loro sfuggente percorso, come fiumi dall’impetuoso corso, riposano pregni d’eterno, riversando dal cuore all’esterno.
Id: 41281 Data: 30/01/2017 11:13:19
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Cariatide
Pilastri di sogni, le favole. Vuotate del pragmatico abito del vero, indossano il velo della pretenziosa illusione. Fingendosi solidi cedono sotto il loro peso, mentre un abile mietitore ne falcia il gambo col suo braccio teso.
Demolitrice son io con questo braccio: ho cullato quell’idea al suon d’un canto di sirena, che l’ha divorato; annegato nelle viscere di un mare di facili naufragi e dure risalite, di conquiste e cedimento, privo ormai della gioia che animava l’autentico fermento. La paura di affrontare, la paura di cadere son ladre di quel tempo che il passato, poi, trattiene nelle mani ignare e pregne di ricordi, rammarichi e rimorsi. Non incedere in errore un’altra volta. Fisso nella mente il sogno del mio passato e del presente che, rincorso dal tempo, inciampa nel suo vestimento. Un inganno più grande di quell’illusione che vestiva di vero la vecchia passione.
Superstite cariatide del mio tempio, quell’idea e il suo turbamento. Idea disillusa o favola antica, che, bagnata dal sole, riprende vita.
Id: 41250 Data: 28/01/2017 12:50:28
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Lo specchio bianco
Rami di nero inchiostro macchiano il candido chiostro che s'offre all'aratro d'idee pensierose imperlato. Amai quel percorso, io fanciulla: contiguo a giochi di bambole e favole; compagno di sogni e complice lieve, quel bianco vestito di neve. E ancora sul bianco ritaglia spazi tradotti, privi di faglia, in regni velati e incorrotti. Inviolata fantasia d'intrecci magici e reali; indenne emozione mia, schiudono morgane le loro ali. Il riflesso di me e quel che sono, nello specchio bianco, che solco, abbandono.
Id: 41241 Data: 27/01/2017 18:17:00
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