Questo esile libricino di 162 pagine, ma di non facile lettura, riproposto da Alfonso Berardinelli su Avvenire, pubblica il saggio dal titolo “Alcuni progressi nello studio del cuore umano”.
Si tratta serie di conferenze tenute dal critico Rivière nel 1924, due anni dopo la morte di Proust e pubblicato postumo nel 1927.
Il critico segue la traccia che unisce il padre della psicanalisi Sigmund Freud ed il grande scrittore, pur avvertendo che Proust ignorava l'esistenza di Freud e conseguentemente le sue tesi.
Li unisce comunque il nuovo modo d'interrogare la coscienza e la convinzione che la censura faccia di questa il luogo della rappresentazione ipocrita.
Rivière si concentra principalmente su Proust ed il suo rapporto con l'inconscio.
I due s'incrociano nel 1914, quando il redattore della prestigiosa Nouvelle Revue Française, ignorerà, ispirato da André Gide, la pubblicazione di “Du côté de chez Swann”. Nonostante la sua perenne ricerca del nuovo che avrebbe cancellato il vecchio romanzo d'avventura.
Bisogna attendere il 1920, con “À l'ombre des jeunes filles en fleurs” perché Rivière, ora direttore della NRF, capisca che non la sincerità, che per Proust non esisteva, ma il suo “sguardo diabolico, sacrilego” edifica il nuovo romanzo.
Per asserire infine che trovava “emozionante la sua rinuncia all'emozione. La pazienza, la diligenza alla ricerca della verità e della realtà immutabili perché sottratte all'usura del tempo... in contrapposizione alla menzogna che è lo strumento di conservazione più usato”.
Stupisce allora il silenzio di Rivière sul mascheramento sessuale di Proust nel suo capolavoro.
Convertito finalmente, assieme a Gide, dalla “magnifica intelligenza del più grande scrittore francese vivente”, curerà assieme a Robert Proust (fratello di Marcel) la pubblicazione dei volumi della Recherche rimasti inediti.
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