E, allora, non lo so
quante vocali mi hai raccolto
e fisse; quando cerca, il ramo,
un nome al suo ripiego.
Non conosco, nei miei versi,
le possibilità di una parola:
la vedo, è qui che arranca,
ma l’accento non lo dice
mai dov’é che pende.
Venisti in un inverno sconosciuto,
come tanti forse ovvio
nel suo freddo irreversibile.
È caduta l’obbedienza. Non la vedi?
Potrai trovarla nelle dita
in fondo all’erba, ché a stupire
i fiori li ho passiti.
Potrai cantarla a qualche nudo
uccello tra la neve
che fa tardi a impressionarmi;
potrai semplicemente domandarmi
quanto è dura questa luce:
poi mi gridi.
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