La mia voce non ha volto ma un sogno perfetto,
è una canzone dimenticata, un foglio lasciato in soffitta :
odore di travi a racchiudermi in due sillabe
e la possibilità d’immaginarmi ovunque.
Non ho altra ragione per questa vicinanza di stelle,
se non un viaggio di vocali e note, sospeso
come fosse libertà il sentirmi solo.
Qualche lieve nostalgia a conferma degli anni,
nessun mestiere da dare in vita,
piccoli ritagli d’inchiostro per racconto.
E tele che hanno la musica dei cavalletti,
la grandezza delle sfumature, l’altra direzione delle candele.
La parola è una forma sparsa di orme lievi
e poche sono le variabili da supporre :
basta una mano e due occhi di magia
per rendere l’aria maestra.
Del resto capita di essere tenore
con un po’ di memoria. In solitaria e magnifica avventura.
Anche pirata in un mare d’istante, varco alla fine
del mondo.
Ma di transumanza rimarrà un giorno qualunque
e un volo di api alla finestra.
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