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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Poesie varie

di Maria Achilarre
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Pubblicato il 03/01/2017 02:31:28

QUALCOSA  MI HAI  INSEGNATO
Ma forse sì, qualcosa mi hai insegnato:

ad abbassar le ciglia,

ad atteggiar le labbra ad un sorriso.

Intanto il sangue, vena per vena,

aggira il cuore, lo lascia indietro

e corre invece a riempire

il silenzio assordante

dei pensieri miei in fuga.

Il cuore resta vuoto

e di sangue e di vita,

e più non osa spasmo che sia

di tenerezza o di passsione.

Vuoto assoluto:

sebbene nel buio della notte

l’occhio comunque si spalanca

e cerca almeno un fantasma.

Nel raggio vacuo

di una luna vagante

soltanto sc orgo un nero oceano di Niente;

all’orizzonte un riflesso

di sperduta lampara

ancora infrange questa voglia

di dormire in eterno.

 

            COGLI I TUOI FIORI

Cogli i tuoi ultimi fiori

non perderti i bagliori e i lampi

del tuo breve sentiero.

Eterno non sarà il tuo camminare

a capo chino,

le labbra appena sorridenti,

le mani pronte ad afferrare

ma ancor più a perdere

quello che ti sfiora:

un fior di primavera,

l’edera petulante

che implora di non strapparla

ai muri scrostati della vita.

Vivi dunque

solleva il mento e ridi

e cogli fra le labbra il filo d’erba

rorido di rugiada

e copriti della terra che accoglie

e scorda questi ultimi tramonti.


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