I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
QUALCOSA MI HAI INSEGNATO
Ma forse sì, qualcosa mi hai insegnato:
ad abbassar le ciglia,
ad atteggiar le labbra ad un sorriso.
Intanto il sangue, vena per vena,
aggira il cuore, lo lascia indietro
e corre invece a riempire
il silenzio assordante
dei pensieri miei in fuga.
Il cuore resta vuoto
e di sangue e di vita,
e più non osa spasmo che sia
di tenerezza o di passsione.
Vuoto assoluto:
sebbene nel buio della notte
l’occhio comunque si spalanca
e cerca almeno un fantasma.
Nel raggio vacuo
di una luna vagante
soltanto sc orgo un nero oceano di Niente;
all’orizzonte un riflesso
di sperduta lampara
ancora infrange questa voglia
di dormire in eterno.
COGLI I TUOI FIORI
Cogli i tuoi ultimi fiori
non perderti i bagliori e i lampi
del tuo breve sentiero.
Eterno non sarà il tuo camminare
a capo chino,
le labbra appena sorridenti,
le mani pronte ad afferrare
ma ancor più a perdere
quello che ti sfiora:
un fior di primavera,
l’edera petulante
che implora di non strapparla
ai muri scrostati della vita.
Vivi dunque
solleva il mento e ridi
e cogli fra le labbra il filo d’erba
rorido di rugiada
e copriti della terra che accoglie
e scorda questi ultimi tramonti.