Natale a Roma ormai s'è raggelato
fra 'n presepe de plastica e 'n albero dorato.
Mentre er traffico impazza per le strade,
le fontane de Roma, abbandonate,
soffiano ar celo la malinconia
de la stella cometa annata via.
'Ndove pò riposà quer Bambinello
callo de madre, nudo e tenerello?
Er core de la gente l'ha sfrattato,
assieme a li fantasmi de 'n passato,
quanno Natale accompagnava Amore
drento 'na stalla granne quanto er monno,
'ndove che l'animali e li cristiani
se strigneveno ar Pupo Santo intorno.
Ma si è vero che nasci puro a Roma,
che nun te fa paura sta città,
sceji pe letto er core dei lontani,
fatte scallà dar fiato de i malati
e coprì da i fratelli carcerati.
E chiama pe pastori tutti i sóli,
tutti i drogati, tutti i disperati;
te porteranno in dono li peccati
da trasformà in...agnelli consacrati!
Sì!...co l'umanità piagata sto presepe,
vejato da Giusppe e da Maria,
brillerà più de quello che Francesco
costruì co la mano santa e pia.
Brillerà perchè Roma messa a fòco
da 'n incendio 'mplacabbile d'amore,
brucerà pe 'na notte fino 'n fonno,
ogni morte, ogni vòto, ogni dolore.
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