Ho regalato a Iana quelle scarpe
che indossavo tra i venti e i ventott’anni
animando le feste nei locali,
guadagnando gli sfizi da studente.
“Hai bisogno davvero di scioccare?”
– mia madre scuote la testa alle paillettes
sul culo della Drag Queen transitante.
Libertà contro obblighi obbligati,
non lo nego: mi sono divertita
– io, travestita in mezzo a travestite.
Fuggente giovinezza, esploravo
per restare al timone e non subire.
Ogni gioco in casa del mio caso
era punto sulla mappa – navigavo.
Son scesa l’altro ieri col sacchetto
per gettare le scarpe nel bidone.
“Oggi fa freddo” – Iana ha un bel sorriso
nel suo angolo è tenera e gentile
come tutte le ragazze di Via Ormea.
Con la pioggia torrenziale, con il sole
Iana batte – ma batte anche a Natale
il suo obbligo obbligato reiterato.
“Che altro posso?” – sussurra a ciglia basse
arrossisce, si pettina i capelli.
“Queste scarpe” – dico – “se le vuoi, vedi tu.”
Iana coglie la mia polvere stellata
i chilometri contati sotto il tacco.
Non lo so, magari l’anima e l’oggetto
sanno far da testimone della forza
che tra donne d’ogni genere si leva
partecipando mistica alla vita.
Valeria Bianchi Mian, 2016
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