Vengo qui in questa terra
dell’acqua e del vento gemella,
gremito il grembo aggraziato
d’alberi e fiori. E’ una cuna
di sementi e germogli il luogo
a cui sei tornata. Di trasvolata,
di disappartenenza sa questa terra.
Sa di scarna stagione e raro canto.
In cerca del tuo nome fin qui oso,
i giorni delle radici, dell’audace
pensiero il cimento, il celato
timore dell’aurora a ricordare.
Oggi San Michele ha un’aria
stranita recluso da un nembo troppo
vicino: tuttavia a te parlerebbe,
come t’han parlato discrete
le arcaiche piante selvatiche,
e l’albero solo e smagrito
lungo la strada, ma a oriente posto
nell’albore del primo mattino.
Il tempo eterno ora abito pensosa.
Più non vi sento. Ora qui sono
dove segni segreti grondano,
dove si schiude nube da nube,
dove divampa un nero di luce.
Se é un cielo che nasce ignoro.
Leale come fronda d’autunno,
mentre con calma cado lontano,
della rosa che fui vi consegno
l’aroma insieme a un caldo congedo.
(S. Michele è l'isola veneziana ove si trova il cimitero) Testo del 2005.
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