Trattasi del conflitto senza fine tra Dmitri Shostakovich e il potere totalitario sovietico, in un bel testo del 2016.
Il titolo è preso da una poesia di Osip Mandel'štam, morto in un gulag siberiano nel 1938.
Le disgrazie del compositore, celebre in patria come all'estero, iniziano quando “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, sua opera già apprezzata da oltre due anni, viene ascoltata in teatro da Stalin.
Segue una stroncatura ufficiale che definisce l'opera “Caos anziché musica”.
Da questo momento inizia il calvario di Shostakovich, vigilato speciale del terrore staliniano nelle sue molteplici forme.
Il testo è ordito in una trama di umorismo nero che riflette il sentire del compositore.
Il bel libro analizza non solo il totalitarismo e le sue armi ma specialmente l'animo umano e le sue meschinità.
Poco lo spazio dedicato alla musica.
Dopo Stalin il potere sovietico cambierà tattica, ma non mollerà mai la presa sul più famoso compositore sovietico.
Che riceverà sei volte il premio Stalin e sempre il premio decennale Lenin.
Ne esce il ritratto di un “eroe privato ma vigliacco pubblico...perché è impossibile dire la verità e sopravvivere”.
Il musicista teneva sulla scrivania copia del “Cristo e la moneta” di Tiziano, a chiedersi sempre cosa fosse suo o di Cesare.
Una tensione senza fine.
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