Vedono un fiore
le farfalle notturne
In ogni luce
Il vecchio tiglio di fronte all'entrata
è l'ultima cosa,
ogni sera,
che mi accompagna
fra strisce di nebbia
e il lavoro paziente,
sempre incompiuto,
di ritrovarti gemello,
restituito e vero.
In ogni ramo
un paesaggio appena definito
nel movimento originario
è la tua mano,
che nasce e riposa
in un solo respiro
nel grande silenzio.
Quando tutto scurisce
imparo a vederti
nella bellezza dell'ombra.
E' un luogo in più
e un caldo respirare
si tramanda
della nostra assenza,
tra morti sottili e tanta vita
come dipingere dimenticando
di usare i colori
indicando in un punto col dito
il tuo viso.
L'estrema possibilità dell'amore, non credi?
Ti scrivo con tutto ciò che è minuscolo
trovando posto a ogni cosa.
Ecco il mio dolore, senza un lamento
fino al calore più intimo
di questa notte,
remota matrice che vibra
e compare
da dove siamo partiti.
Sei tutto quello che è qui,
basta voltarsi pochissimo,
per un momento, alla luce,
e la pianta risale l’argilla
e vi ritorna,
con lo stesso coraggio.
Ora sai come dispongo
della mia solitudine,
in religione.
Sotto il tuo volto,
che come una stella sta sopra di me,
profondamente, intatta e paziente
nel movimento puro e naturale
del buio.
Al confine della voce
là dove essa diviene
nuovamente silenzio
è l’ultima cosa, ogni sera,
dorata.
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