Iniziammo a contare i danni in anticipo sulla tabella di marcia
falsando i pronostici a nostro vantaggio
così quando venne il momento di saldare i conti
non avevamo gli ingranaggi
per abboccare il sistema a fare i suoi compiti.
Tutto si risolse in un arrembaggio, in slowmotion, ai sensi di colpa
per chi non ne aveva avuta abbastanza, ad una veloce via di fuga
per chi ne aveva piene le tasche.
Ritrovandoci in mezza a una strada, con gli occhi da gatto
e la coda da cane, non tardammo più di un attimo
a provare compassione.
Che ci sciolse la gola a furia di bicchieri:
-La corteccia bianca di betulla non arde prima che cali la sera-
-Il giunco piega a destra sotto la tua finestra
quando il vento soffia da nord a est la mattina presto-
E il vino intanto scorreva a fiumi.
Perdere il controllo, perdere il senso del pudore, i freni inibitori, ridere
ridere senza vergogna da sganasciarsi le palpebre
la pelle crepata degli occhi
le postille a una buona educazione cancellate con ordine
senza una solerte ricognizione
i dispersi non possono essere dati per morti
ma il tempo dilaga, dilata vuoti
statistifica le statistiche su egregie memorie di base
conduce alla pace certi moti interrotti
come un tramonto in prima pagina
convince la luce del giorno di essere alla moda.
Fare a meno di tutto quello di cui riesci a fare a meno
potrebbe rappresentare un tributo alle forze dell'ordine
tipo le arti marziali, i piromani delle colline in fiamme
che considerati i fatti, suggestionati dai cardini
non tornano normali in qualunque condotta.
Astemi di forpici. Brancolanti nel buio a furore di tendini.
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