Pubblicato il 29/09/2016 19:46:54
Escatologia di provincia Lento, resti all’ombra dei tuoi passi; seguirti è come attraversare il deserto: ci si strema nel pellegrinaggio e si finisce per avere sete. Dunque ordini del vino al bar dei rumeni, e sai che non dovresti bere, e so che dovrei ricordartelo in un qualche modo, ma il cielo si nasconde e le macchine si accavallano e i palazzi hanno uno sguardo così triste che sembrano delle navi... “Domani te ne andrai?” chiedo. Impercettibile annuisci, poi alzi gli occhi e mi parli della notte trascorsa a cercare di non perdere la testa, a trattenerti, a resistere alla grottesca messa in scena dei pensieri; della Bibbia aperta a caso sulla lettera di Paolo ai Romani, su quel versetto in cui si dice che tutto concorre al bene per coloro che Lo amano, e del sollievo che ti ha dato. E mentre indichi una ragazza bionda che passa, la bottiglia stessa non versa più alcuna lacrima per le nostre parole. Vorremmo prenderne un’altra e vederla piangere ancora, ma i soldi non bastano. Così, quando stiamo per andare, arriva Paolo (non l’apostolo) e, miracolo!, ci offre da bere. Per un attimo siede con noi e chiede se crediamo in Dio, sottovoce dice che un angelo gli è apparso nella villa per avvertirlo del cambiamento che avverrà nel mondo. Poi si alza di scatto, portandosi il segreto dell’apocalisse a spasso, sottobraccio o nelle mascelle che slittano stridendo a ritmo costante. Restiamo in silenzio,e lo vediamo allontanarsi tra gli alberi. Beviamo ancora alla sua salute. Se ci fosse del pane, penso, saremmo in tre a questo tavolo... Le auto illuminano di rosso e di giallo i nostri visi, le sigarette rilasciano il loro fumo nocivo nell’aria. Tra il serio e il faceto, con un mezzo sorriso mi solleciti: “Credi al diavolo?” “Certo!” rispondo. “Io, invece, mi sono sempre chiesto se a tentarli, quel giorno, non sia stato Dio stesso”.
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