Ti offro in dono il mio mare
nato dal profondo abisso
di un pianto antico dove un dì giacevi.
Potrai affogare le tue lacrime
sopra l'urlo profondo dell'onda che
annega e
ritornare
sparviero sulla lama dell'orizzonte che
ci ha tagliato il corpo in due,
quando l'atomo inscindibile ci apparteneva e
il fulmine ci ha squarciati iracondo di verità attesa.
In me potrai rinascere sale sulla pelle chè
mai un gemito fu perduto,
trasudato o ingannato
è restato invendicato,
nell' attesa del bacio di morte sulle mie labbra che
in te vivono,
come quel bastone sacro che separò le acque e
speranza diede a chi la fede
mai aveva perduta.
Ho raccolto una conchiglia,
mi ha parlato di te sotto quelle vele immacolate che
navigano il mio mare.
Lo offro a te, il mio a-mare che
in te muore,
per ritornare a nascere fenice
dei cieli e dea in terra.
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