Adesso corri da lei.
La strada inghiottisce
quello che io vorrei
deglutire; il tuo silenzio
è la porta chiusa davanti
ai bambini durante i giochi
dei grandi: la goffa tenaglia
rosa da cui tutti veniamo
nel giorno scelto dal
dio/ rapace. Miope, imbolsito
giostraio quando si tratta
di puntarmi. Che ore sono?
Il tuo sorriso è già sbarbato
e le dita perfette: stai bene.
L'odore di qualcosa che
non è mio, sale dalle vie.
Dietro le finestre stanno
vite e mercoledì, tendaggi
e ficus dal fusto straordinario,
foto/ reliquiari, divani umettati
dalle sere d'amore, un caldo
incastro dalla soluzione proibita.
E nomi, e stelle, e cassetti di
generalità, bocconi, firme,
appuntamenti, scadenze e rinvii;
dosi conformate di posate
e due liste della spesa.
Ma anche oggi mi annusano
con il tuo sapore sottopelle
e ancora dicono che sono commestibile.
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