Quando sei arrivato,
i tubicini delle stelle erano schiusi
o già pronti alla rivoluzione e c'era
tutto intorno il rumore che le strade
hanno quando ancora nessuno può zittirle.
Il netturbino, o il cane nervoso per l'amplesso,
per l'osso che non fora
lo scheletrame sbilenco dei rifiuti.
Ammainati dietro le finestre
stavano decine di bambini con
il capo caldo nella cuccia/dormitorio
di braccia mamme e papà forzuti
insonni. Con i giochi ripassati
nelle ceste, e tanti dolci " vai a
nanna" colati come cera di candele.
Apine di pochi giorni.
Sai? Sembrano biglie dai nomi
variopinti con la febbricola
alitata sul cuscino, due fili
di capelli a fargli molli i sogni.
Forse ho peccato allora.
E pecco adesso.
Quando mi voglio in uno spazio avaro,
senza pretese, educata dalla tua mano
ad infilarmi al buio un segreto ancora implume.
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