Saremmo stati perfetti.
Io avrei potuto raccontarti
Agnone, il bagno bronzo
alle campane, rigida
asina/montanara avvizzita
nel suo brodo da fusione.
Un Efesto inghiottito.
E quante volte il sole
piega sulle Mainarde
e come le colora,
ravvivando i tetti,
o quello strano spurgo di verde
che d'improvviso tuona,
rimprovero/ vegetazione e fa
venire in mente i lupi e la notte
che andrebbero cacciati.
Dalle greggi,
come dal cuore.
Saremmo stati perfetti:
tu un po' di centimetri piu su
a vegliarmi il sonno ed i pensieri
bruschi con cui faccio una conta
insegnatami non so quanti anni fa,
davanti ad un cucù, messa da
corridoio, tutti giù per terra;
mentre mio nonno impedisce
al pomeriggio di invecchiare
e già ci vuole sera.
Saremmo stati perfetti:
io tenuta nella tua mano, con la stolida
paura che mi prende di scivolare,
quanto amo, è troppo!
E troppo stano dalla carne,
la vogliosa primizia,
e non ti lascio stagionare,
i fiori come il sentire.
Viene fuori tutto d'un botto:
fa parte della stessa nidiata.
Quella del grido con il cordone/ ghigliottina,
quella del mese in cui fui donna,
svitata dalla tenaglia maschio
di una nera promessa.
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