Si sgolava, la lingua sciolta dalla lava
delle parole incandescenti
stracciava le sue vesti in fiamme
perchè non le ardesse la pelle
l'esecuzione nucleare delle ghiandole
a trasformare l'aria in condotti di passaggio
l'agio dell'atmosfera intorno.
Vorrei andarmene ma fuori, non oltre.
E correva e gridava sempre la stessa cosa.
E non si stancava che finissero i giorni.
-Mai più- Dalla sponda plutoniana della notte.
Alla congiura della luce a mezzogiorno.
Vede le cose come stanno ma da troppo lontano
perchè possa essere creduta
e la sfera di cristallo le consuma le dita
in quella mossa che fa per prendersi il tempo
di schiarire la voce
e gli occhi per guardare all'infinito.
Vedo, vedo, nuvole di passaggio, uomini di corallo averla vinta
in orario per le stragi.
Ma rinascerà bellezza a suffragio universale.
Me lo urla una voce, dalla sponda plutoniana della notte.
Alla conquista dello spazio siderale.
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