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La mia memoria

di Adielle
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Pubblicato il 31/08/2016 03:48:00

Smaniava in piedi e gambe levate

passeggera della Luna quando conca

traveggola dalle punte e schiude in canfora d'allori

giù dal monte

poi ottunde il vino buono delle stelle nelle vigne del cielo

a sue consorti, finchè da due, mille ce ne bevono

e ancora a fiotti, misto sangue

corrotti dai condotti a giugulare i versi bastardi.

Implora, cede i varchi ad ultimi passaggi

prima che l'ombra trascolori al lume della ragione ancora in auge.

Per vendetta chiude gli occhi

per essere normale ancora per un po'

prima che l'occasione ghiotta, inghiotta la sua fame d'appetiti

e il respiro franga i flutti sul costone degli addii, ancora in bilico.

Al dunque si separa in brividi, poco fuori per tornare subito dentro

i suoi abiti o restare nuda a cavalcioni del lembo che s'alza

quando la carne della ferita prende aria

e i nervi scoperti copiano la forma dalle circostanze inequivocabili

che si abbattono, a mare aperto, dove non può confondersi

lontana da tutto.

Si cosparge il capo delle mie ceneri ancora calde

per tenere i pensieri alla temperatura a cui convergono

in un unico punto, nascosto tra la fronte e il cuore

dove le pizzica la gola per essersi punta con la mia voce d'onda

quando leggeva la storia dal palmo delle mani.

Poi si stringe nelle spalle, il suo garrese purosangue

inadatto ai carichi pesanti e agita le braccia come a voler volare

ma non s'alza da terra che di qualche salto

forse gioverebbero una rincorsa breve sui canali

o un paio d'ali di contrabbando.

O una caduta verticale nell'abisso del suo vuoto interno

per trovare un centro a tutto questo.

Ma come viene va, di soprassalto e i suoi cardini la trattengono

socchiusa ad ogni evenienza

ispirata dalla luce come può una falena

tesa come una conta di violini a chi la stecca per prima

la nota maestra, la grande onda, la fase intuitiva della corda

a cui s'impicca.

E quello che era buono diventa cattivo e l'orizzonte s'assottiglia

e quello che era cattivo diventa buono

e l'orlo argenteo delle nuvole ingrassa i suoi confini ad acqua.

Riducendo i plurali in un atto singolo di pioggia

all'infinto continua a cercare le sue immagini

in un rito di passaggi con poche soste per respirare

a forma di vita che scorre.

 

 


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