In stanze acute
dagli ibridi colori
dove il sole non rifulge né indora,
mi ritrovai a dover trasmigrare
nell'incognita del divenire.
Rimuginai a lungo
sull'altare sacrificale toccatomi
sotto quelle alte cuspidi
di solenni e algide cattedrali
non rimbalzanti per l'aere
l'eco del mio sentire né l'eco del mio dolore.
Nel tempo coatto
della mia permanenza
un eremo solitario portai sulle spalle
che tu non riuscisti mai a raggiungere
chiuso nell'indifferenza e nella dimenticanza
d'un cuore frantumato fra macerie gettato
lasciato lì a marcire nell'incuria del vento
e nell'oblio del tempo...
Grazia Denaro
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