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Mio Caro Ignoto Amico

di Giampaolo Guzzoni
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Pubblicato il 15/12/2017 23:03:36

 

Mio caro ignoto amico,

in questa siffatta era, brutalmente e fatalmente tecnologica, nella quale io stesso, pigramente colpevole, non mi avvalgo più dell’affezionata ed avvolgente penna, salvo in qualche rigurgito d’ispirante poesia, mi solleva pensare che tu un giorno possa scoprire, in qualche modo, le tracce che si salveranno fra le rigide pieghe di un microchip di questo mio scritto, di questo mio pensiero, a te destinato dalla imprevedibile sorte.

Perdonami, dunque, se non potrai percepire dall’onda della calligrafia di nero inchiostro il  tremendo disagio dello scrittore e non potrai assaporare dal mancato contatto dei tuoi polpastrelli ciò che rimase della solitaria lacrima cadente che non poté abbandonarsi nel vagheggiato papiro d’una povera ed indifesa carta.

Non respirerai quella fragranza d’umida e reduce sofferenza, non potrai purtroppo percepirla.

Proverò, comunque, a lasciarti il mio piccolo lascito, il mio dimesso spirito, affinché tu possa capire chi era il tuo scriba.

Mio ignoto amico….se un giorno inspirerai fortemente questi sussurri, nello sciamare dei nembi potrai ancora sentire gli echi del mio impervio cammino, di quando abbandonai l’ammaliante canto delle sirene nell’arenile dei sogni mentre i miei timori pazientavano sul traghetto dei ricordi, se puoi… osserva nel giaciglio d’aridi declivi l’acquetarsi di caligini d’esausto vigore e di come il tenue riflesso d’affrante stelle balena nei rivoli d’acquerugiola lenendo l’ansioso imbrunire dell’ormai lacera corteccia, così nel sospiro di madide dissolvenze troverai solo un tremulo ansimare e mentre straripava il migrare delle rondini s’andava accecando, lentamente, la mia candela.

Oggi che le mie lacrime riposano, possa il tuo cuore turbarsi, su queste fragili lettere orfane dell’antico mistero.

Sappi che lasciai raminghe nel passaggio dei miei tempi, le mie speranze, abbandonai negli sterili deserti, pur di lasciarli incorrotti, i miei sogni e tutte le mie parole, le mie battaglie, le mie lotte si dissolsero nel terreno, sconfitte dall’ignavia di tanti dei miei cosiddetti “moderni” coevi.

Di tutto questo esile lascito ti domanderai cosa ne puoi fare tu, proprio tu che sei il mio primo esploratore scelto dal destino, da quel destino che resta per ognuno di noi, prima, oggi e domani  sempre celato, improvviso.

Vedi, amico mio, il caso forse non è mai vano e vorrei lasciarti infine un unico messaggio, nel mare dei miei sentimenti, delle mie esperienze, delle mie passioni, delle gioie, dei dolori, delle ansie, delle tragedie…..un semplice ultimo messaggio.

Hai mai vagato in un gelido mattino d’inverno, cupo d’umorali nembi, nello sconfinato spazio fra i graniti apparentemente indistinti di tante ed innumerevoli lapidi e di osservare, uno ad uno, i volti impressi in ognuna di esse, le date incise delle loro storie, brevi o lunghe che fossero, comunque storie, comunque vite, lo hai mai fatto?

Non ti sei mai soffermato a guardare quei volti, tutti diversi, tutti loro hanno segnato con il loro camminare il mosaico del tempo, lasciando intrisa la terra del loro passaggio ed oggi sono lì immoti, dimenticati……smarriti.

Uno dopo l’altro, senza distinzione di sesso, di genere, di colore, tutti con lo stesso rosso sangue, infine…. tutti uguali.

Giacciono confinati in un piccolo spazio in attesa, un’attesa infinita…..ma c’è una cosa, amico mio, che tu potrai fare, potrai sentirli……….sì non dubitare,….. potrai sentirli veramente, se solo avrai il coraggio, lasciando da parte le tue dolenze, di indugiare, di soffermarti, anche solo per un istante, potrai sentirli accarezzando con la tua mano la loro ultima casa in quei freddi marmi, guardandoli  lungamente negli occhi dello loro sbiadite immagini.

Potrai regalargli la tua compagnia, il tuo rispetto, il tuo essere vivo, potrai percepire la loro profondità e potrai sentire il loro vuoto, quell’immane vuoto che resta nell’aria quando si taglia un albero, quando si distrugge una montagna, quando si copre un fiume, quando muore una persona.

Con la morte se ne vanno inesorabilmente i sogni, le aspirazioni, i sentimenti……se ne va il nostro tutto, finisce la vita, un piccolo tassello di quel mosaico che si chiama umanità e si rimane tutti in attesa, in quell’attesa di cui ti ho parlato, quell’attesa che rimane terminale speranza.

Per questo motivo servono talvolta i vivi, per non dimenticare, per portare agli occhi di chi non vede più il proprio essere lì…davanti alla tomba di un apparente sconosciuto, per non lasciarlo nel terribile dolore dell’oblio.

Per questo, mio ignoto amico, tratteggio questo desiderio, lo dipingo fra queste righe… che un giorno tu possa fermarti davanti alla mia dimora, davanti ai miei occhi fissati, davanti alla mia foto biancheggiata dall’energico sole estivo e sgualcita dal tempo del riposo, così… in un giorno di un tuo casuale passaggio, dandomi ancora la possibilità per un istante di percepire attraverso i tuoi di occhi il dolore per la perdita di un perfetto sconosciuto, di questo sconosciuto, del tuo scriba.

Solo così, nel momento in cui ti ricorderai commosso di questo scritto e del mio nome, almeno per un lesto lampo di luce, dimenticherò il mio assoluto, tremendo, essere nell’oblio.

 

Arrivederci mio ignoto amico…….ti aspetto.

 

 


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