Quando scrivo apro la porta di un sogno.
Entro in punta di piedi, dopo inizio a camminare
“No, non hai capito non è propriamente un sogno
“E' una situazione quasi paranormale”
No, non posso uscire per accendere il gas.
Anche se quel sugo alle vongole è delizioso.”
“Quando sono nel mio sogno, penso ad altro.
La cucina è talmente lontana.
Si, anche tu sei distante.
Anzi ad essere sincera non ci sei proprio.
E non c'è nemmeno la nostra casa.
Addirittura non c'è questo piccolo studio
dove mi ostino a battere lettere, costruire parole,
edificare concetti, innalzare universi.
Partorisco personaggi che non ho mai visto
Vengono alla luce, così: come le nostre figlie.
E devo dargli un nome, un vestito e pure cibo.”
“Ti ricordi quanto era carina la mise del battesimo
Bisso bianco, smerlato di rosso.”
“Io sono la madre, quella che non compare sulla scena.
Comunque se hai proprio fame, scongela il sugo
e fatti un piatto di pasta.
Non posso saperlo, non voglio saperlo.
Nel mio sogno, il tempo, non è contemplato.
Solitamente: prima di entrare, appoggio
la zavorra delle ore, fuori dalla stanza.”