La nettezza nel sentire la distanza dalle cose
muove i passi da relazioni abbandonate
le ragioni desuete nel tentativo di convincere
compiono uno sforzo vano
Vorrebbe chiudere il conto l'altopiano
quando lo guardo al microonde
col cielo sempre più in cielo del monte
ma con lo sguardo che conservo
non riesco ad andare al di là delle nuvole
Vorrei fare alcune cose ma la paura mi conduce oltre
verso zone d' ombra rase ai muri
avrei bisogno di qualcuna
che mi possa riconoscere restando nessuno
Dove mi porta la sindrome
comincio ad intuirlo dal cammino
il primo passo controluce
vuol dire destino, abbandono
Ma quando il vuoto puoi sentirlo
dalla forza d'attrazione
non serve fare finta di saper volare
è troppo sciocco anche riderne di cuore
Così mogio mogio come un piumone nell'armadio
quando l'estate ama il lino
mi piego su me stesso
da venirmi vicino vicino
La garanzia che non accada nulla che si basi
su una distruzione mutua assicurata
in caso di una guerra nucleare
non mi convince fino agli atomi
E mi metto a pensare
E poi muoio di una distrazione dopo l'altra
non canto, non ballo, non scrivo poesie
perchè non credo più che mi possano salvare
l'anima, il corpo che disamina
Sulle questioni esistenziali come bere e mangiare
si accontenta delle succursali di un vero piacere
che preveda l'essere se stessi a fin di bene
dal momento di esistere
Così ci si cerca nei luoghi più affollati
con la speranza segreta di non trovarsi mai
per non essere mai da soli con se stessi
ed evitare silenzi imbarazzanti
o l'essere sorpresi a parlar da soli
come i matti
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