Eppur quando la Luna si lascia a le mie pene,
Sorride, m’ammicca e a me si stringe,
E non curandosi ancor de le sue catene,
Un fiume in piena Lei si finge.
E Lei che delle tenebre un dì fu figlia,
Un lume, un fuoco, una meraviglia,
D’uno sguardo ‘sì profondo d’amor e speme,
Mai s’avvilisce grida o geme.
E ne il luogo dove l’ombra si confonde,
Mai un sorriso s’avvinghia tra le onde,
Ma finché il tramonto ancor s’aggira in pianto
Ella ancor sfoggiar non può il suo incanto;
Eppur quan’ sul far della sera a me discende,
Ancor mi bacia, m’abbaglia e mi sorprende.
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