È d’un’elica a gìrofólle la costumanza fastidiosa
la dissonanza che vortica
nella danzante percettibilità d’una superficie scura
d’un canale crespato piano
dipinto d’acqua sporca
ch’el sole divide di suo pigro
in carbón’argènto brillare sfaccettato
sogno-diamante ‘nfranto
Fosse notte
l’avresti solo per un fantasma il nero
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Ci uccideranno anche il sole
ci riusciranno
a non cavar lortèmpo in fretta
sotto li piedi loro
ci riusciranno, sì
Un tàgliosécco da tagliare in due
sì
per incubo e preghiera unìt’inesoràbili
da allora nel persèmpre nostro
Nessuno coglierà il momento
sarà lo sbiadirsi di facce nel delirio
a calar nel sole il mare
un mare rosso
che puoi veder già ora…
E come ora
abitudine al nonstupóre prevale in cuore
come sempre nell’animo rivolto altrove
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Scesa altrove è la notte
sott’una luna piena
senz’alone ché orfana di sole
ecco per forza di remi
d’altrui barche una teoria
feretri per musiche incomprese
astri volteggiano cauti
su segni arcani di colore oscuro
avvoltoi d’ali cómed’òro
sicuri d’ogni viaggio loro
Ma nessuno pone mente
alle maschere che d’accanto son già pronte
ed è finito il nostro tempo
e dietro ogni porta è pace
(tratta dalla raccolta “Luoghi accettati”,
autopubblicata nel 2001 e disponibile presso l’autore)
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