La regina triste delle nebbie ha lo sguardo fisso nel vuoto
Nella grotta da cui non si vede il mattino. È il suo rifugio,
Il luogo del cuore, lontano dai pensieri molesti,
dai romanzi d’amore, da quei versi letti e riletti e mai capiti davvero.
E quel buio, ormai lo sa, non ha ombre, non stordisce,
Non confonde, non altera i sensi. È sospensione, attesa
Di un fiato amico, di una pioggia sottile, del vento del sud.
La regina triste delle nebbie ha gonne gitane e fiori di campo
Nei capelli, nella grotta da cui non si vede il mattino. C'è il respiro
Del mare a farle compagnia e il gioco dell'amore a tentarla.
Come quella volta che aveva deciso di seguire l'aquilone
Oltre la collina, nella terra di nessuno e s'era fermata
Appena in tempo, prima che il temporale di marzo
le affondasse una lama tagliente nel cuore.
La regina triste delle nebbie ha occhi scuri e labbra di metallo
Nella grotta da cui non si vede il mattino. C'è una voce
Che le chiede di andare verso il tramonto e un'altra
Che la invita a restare sul lato oscuro della luna.
Costretta a scegliere, preferirebbe ancora l'ombra
Di un amante senza volto, i peccati dell'amore rubato
O la nebbia di una notte insonne senza tempo.
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