Essere permeabili al trauma sì
come spugnoso muschio irto pe’ scoglio
ciucciare la marea enfiata dalle magnitudini
del levare consunto nell’aritmia che monda
granulo infra gli spigolanti fossi di questo
amnio fuori - nella placenta del mondo
essere levigabili meteore essere sì
a mezz’aere epigrafi della china ombra
che regrumora la scia finché occidua stigmi
l’onda finché la residua muta degli evi
murmora reveniente fosforo da angelici
fossili evirati sulla sabbia
engolpeo sinuar impronta intra limine alveo
p’eliigerar il baritono sfintere del claustro
p’elidere finisterre nel glauco
de fallura in crisma ovrestere
sratto de rovi a scavar a ritroso
una Babele della cenere
onde il detroso suolo è cinto d’assedio
ostender li monchi oltre soglia mutua
onde è lo straniero senz’uditorio cane
ramengo niciar padrone niciar podere
fuor dipartire scheggia in ululato
fuittando l’orme de gravalgia fatuo
ruinando anzi che la rovina scortichi il sole.
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