La Farfalla
Sfumava l’aranciato sul molo dell’azzurro
e sul margine della sera
venivano ciuffi di nubi scure.
Come bronzi ovattati e inamovibili
vestivano il mio grigiume.
Qualcun’altra lassù
saliva pure dalle luci sparse.
E là
- dove l’intimo mio anelito resiste alle notti -
sentii come una manna abbracciarmi nostalgica
e creare gli orizzonti infiniti che vorrei.
Fu allora che un po’ più in basso
- dove il verde petrolio degli alberi serali tingeva -
colsi acquattato un barlume
un respiro silente
un pulsare ritmico e suadente
che scese nel mio petto
e piano
la vita risvegliò.
E non fu cieco quel librarsi di sera!
Pensare che là
- oltre il pesante magma del reale che attacca -
ogni andare infinito è possibile
ogni peso si sgrava
ogni vento dirada.
E là vagai
ritrovando i miei odori muschiati e la mia rosa.
Una farfalla si posò al mio petto.
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