(...vorrei essere...)
L'apocalisse del mio sgomento
rovesciata sul tramonto
mano che non tiene per mano quel che resta
di un ricordo.
Lasciai la presa che avevo diciott'anni tra i capelli
senza un filo di barba e nelle vene un siero
una miscela d'altoforni, calda
da sciogliere ghirlande e altri nodi appesi al collo
con le frustate del vento a raddrizzare la schiena
prima che si piegasse ancora al peso confitto nel petto
di uno sguardo silenzioso di bella donna.
Di fragola in fragola non sono mai stato postilla
ho avuto la coerenza schizofrenica di un solo amore per volta
che mi deducesse dagli atomi enucleati a matita
sui folli fogli bianchi a sventolare come tregua.
La mia forma non mi rende giustizia, per superbia
fossi bello come te, per esempio,
qualcuna oserebbe pendere dalle mie labbra?
Per dondolare respirando su queste parole di giornata?
Ma mi accontento di tornare ad essere magro
per dilapidare la mia fortuna in marijuana ed altri unguenti lenitivi
come le corse dei cani o le diciottenni Jamaicane
bonificate dai loro falò in mezzo a una strada
o le risaie antiche dove gracchiano le rane
trasecolando in principesse azzurre se leccate sul dorso nuziale.
Un nuovo mandala di tatuaggi sul petto a commemorare i miei cari:
delle rondini che volano, un cuore, un lucchetto e una chiave
forse dei nomi patriarcali, una madre anziana che cuce bottoni
alla casacca da agnostico nullafacente o stringe le cinghie
alla mia personale di camicie di forza.
Per sottrazione, una mano lava l'altra
la lava rende la stretta performante alle alte temperature
e sopra nasce un fiore tra tremila anni
se le super-rotazioni definiscono infiniti tipi di vuoto
dove conservare informazioni alla faccia dei buchi neri salariati.
L'orizzonte degli eventi s'impadronisce dello spazio
come una sfera che cresce alla velocità della luce
la distanza che ci piace è viaggiare nel tempo.
Così ricordami solo quando mi vuoi bene.
Se dici di no mi fai morire
una musica così vicina al silenzio da tacere per sempre
tutte le mie rime.
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