Al capezzale della notte
il bordo rosso delle palpebre
un posto d'onore per l'intuito sulle cose
che avvera le distanze tra i singoli attimi
poi un'insegna che si accende
nel cuore della Casbah
e brindiamo con bicchieri di plastica
al verso che fa il vento nella conca
Non sei stata mai bella come quando
ti ho vista piangere per una perdita
a confessarti fragile al tempo stretto di una sera
che scolora i tuoi capelli sulle tempie
quando tarda primavera
ad arrivare
l'imbeccata sui tuoi giunti di creta
che vorrebbero piegare le rughe morse stagionate
in sorrisi freschi di betulla
Ma la primavera succhia il Sole come foglia
e la terra che ne trema è una vena di piccola portata, madre
che tossisce nel suo letto mentre dorme.
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