Pubblicato il 20/03/2016 20:48:54
Il mestruo lunare saccheggia l’impermanenza del giardino dove la clematide e la forsizia coagulano estenuandosi in verdi concrezioni oltre le quali miraggi di vele – custodi di lontananze – come silenziose deflagrazioni corrono l’aria ad accudire il vento. Così fra inganni e foschie qualcuno abbandona la riva con la sua mitologia della polvere e dopo aver raccolto i propri incubi da pareti oramai orfane del loro antico candore s’avventa al dolce martirio delle onde mormorando – thessámenoi glukeròn nóston – con la corrente intrecciata alle dita «Solo la perdita è il mio guadagno» e già il sole nuovamente occulta la vita colando luce: i recessi del mio volto dimentico del mare accolgono lacrime incompiute che premono le costole del giorno.
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