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Miracolo del nato cieco

di Alessandro Martino
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Pubblicato il 06/03/2016 21:43:32

 

la visione in carta ha i quattro lati

classici da dove non è a fuoco il resto

nelle mani il gesto amplifica

la lena a rimedio, o un farmaco via orale

col fondo silenzioso di un bicchiere

così domani manca per istanti

socchiuso le persiane anch'esse aspireranno

rotaie ai treni incontro alle stazioni

nessuna sosta al gazebo, al cielo svolazzato a lembi

al pegno per il prato lì dove si spezza

e in ogni sera può annuire, dolcemente

all'elettrolisi dei baci e degli abbracci

 

ti ho lasciata a comportare questo bene

questo riposo in me letale a domandarti

e questa casa sgambata giù per la campagna

non ha più orari, e siede in tavola dove le pare

i letti affrancati per i sogni, le indagini concluse

le ricotte ai cesti, i moschini alle fermentazioni

i cani che non fuggono alle reti

scarpate e sassi quando vengono alle mani

lì al lago e salici per appostarsi a riordinare

la bocca sui talloni all’erba coi sapori ricordati

e sete ancora nelle membra

dall'orcio delle palpebre stremando l'immaginazione

 

poesia, tu ricordi ai miei averi un paese

la vita a tanti anni fino a ieri, il ceto delle piazze

i lubrificanti sorrisi ante rivoluzione

le mani a spicciole parole, e i muli

saliti carichi di uomini legnosi

gli stivali rincorrendo affronti al colle

da dove si vedeva chiaro chi fuggiva

da dove ancora è chiaro il giorno eterno

 

dovrei sgravare il peso della testa al collo

tornare ad aggiustare veglia e sonno

e non morire, morire mai, non prima o poi

per non prestarti ad ogni subdolo disegno

che come ieri ricalcando non spavento

così ridotta a prigionie in me edificate

io serramento delle sbarre immuni alle proteste

limiti dalle mezze lune candide alle dita

in quel dirsi t'amo tardi senza prole.


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