I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
Latitudini
Una pillola per ogni dolore un paio di occhiali per sopportare il sole l'affaccio dalla finestra che hai desiderato vista da sotto come tante altre dove ti sei fermato L'inverno, spinto l'autunno nel fiume tiene gli ammalati a letto, poche ombre allungate nella piazza dove hai scelto di affacciare mentre una nuova guerra, urlata come pace ha il suo dittatore di turno lasciato a fare Televisioni e radio anche, ci tengono affacciati tutti sugli incubi più assurdi, così assurdi che non abbiamo il tempo di affacciarci davvero e capire come saremmo gli uni al posto degli altri magari sorpresi a curiosare quando non mi affaccio dalla mia mi soffermo ancora sotto altre finestre a immaginare come sarebbe la mia vita da lì a osservare quell'uomo curioso che cerca una nuova ragione, una vecchia libertà e un cassetto ... dove tenere una pillola per ogni dolore e un paio di occhiali per sopportare il sole. PS. I veri dittatori sanguinari sono proprio coloro che ci vengono presentati come i buoni.
Id: 69413 Data: 05/11/2023 19:19:52
*
Lo sciame
Prima ancora dello sciame dietro l'anziana col piatto i gatti godevano dell'attenzione dell'uomo; avevano statue, rispetto e posti di privilegio intorno ad esso. Perfino nel tardo ottocento, in città popolate unicamente da briganti c'erano ordinanze comunali affinché non fossero lasciati digiuni. Così ti guardi attorno, cerchi, infine ti siedi. Da una panchina del centro il passare dei ragazzi abbandonati alla loro momentanea inutilità, che ridono sguaiati a tutta la loro inesperienza, che non cercano e stanno tra loro rifrangendosi gli uni con gli altri il silenzio che gli hanno portato in dono ti ficca nella gola il dolce fumo di un'altra sigaretta e il grattare del miserabile fallimento di tutta una società. La tristezza non è altro che un ricovero per pazzi. Non si può essere tristi finché resta ancora qualcosa da fare, ti ripeti, ma continui a non vedere gatti, solo acconciature con bicchiere a bere per se stesse, cani trascinati di vetrina in vetrina sovrappeso come la promessa tutta illuminata che poter spendere è democrazia, che saper possedere è bello, che l'essere ignoranti è sano; che l'essere egoisti è naturale. Dunque resti lì ancora un poco, e cerchi. Tra l'odore della merda mista a oli per pelle e fritto di pesce di un borgo di mare sovraffollato da risa, schiocchi di piatti, vetrine illuminate come puttane sempre aperte e grida di ragazzi e di ciò gli accade intorno di cui non vogliono sapere non vedi neanche un gatto, nemmeno uno che si avvicini che si lavi le zampe o dorma, indisturbato dal rumore. Ah l'America, che grande stronzata. Maledetti, portarci la loro non storia, portarci la loro fottuta democrazia, ipocrita e assassina, di culture, di innocenze, di verità e di sogni. Perché se c'era un sogno, era quello di convivere tutti pacificamente tra noi, imparando dagli animali, primi tra tutti i gatti. I gatti, loro si che sono spariti come se avessero trovato l'America. Ahimé, quella vera.
Id: 69207 Data: 05/10/2023 23:12:54
*
Congedo.
Un uomo armato non vuol dire niente Di buona pazienza ne ho visto un giorno Uno che ha vuotato lo stomaco sulla via Dopo aver fatto per la milionesima volta Tutto bene. Un altro di coraggio si è dovuto chiudere Nel sogno di non incontrare se stesso E un altro, armato di coerenza ha dovuto Vendere il suo giradischi per un po' di pace. Essere armati letteralmente, significa uccidere e non voler morire, morire e non voler uccidere ma, comunque la mettiate, nei cimiteri è già pieno di primi piani sui morti precoci, sui morti troppo tardi ed altre distrazioni. Essere armati non vuol dire nulla, lo si può essere e divenire letali ogni istante, se prendiamo di mira anche la noia , la menzogna, la nostra imbecillità o una brutta abitudine. Essere armati dell'adesso ad esempio Porta ad infliggere ingenti danni all'ipocrisia del tempo, e dove sono i problemi, se ogni istante che osserviamo Ci porta a guardarci intorno e a regolarci Secondo natura? In effetti la natura non sbaglia, anch'essa è armata fino ai denti di attimi di presente per sterminare ogni concetto di tempo, ogni dimensione, ipocrisia, psicosi umana. Essere armati non vuol dire niente Siamo tutti degli efferati killer, e in effetti Ora che ci pensate, avete mai visto nessuno disarmato? Io dico di No. ... Io dico di No.
Id: 59827 Data: 15/08/2020 23:41:18
*
Nuovo Zigote
Tengo le finestre aperte alla notte la vasta sordità di un punto di universo e un fitto di grilli mi appartiene che per adesso siedo. Ho dato a me del vino un po' di amore ai gatti e del veleno ai topi restituendo così agli uni e agli altri l'idea che mi sono fatto del mondo. Bevo e Siedo come uno senza chiedere che poi chiede pace al cielo, una barlume di luce al buio una cenno di ringraziamento al gatto e un origlio di vita in soffitta del topo. Bevo e Siedo come uno che non chiede e chiede a tutti tranne a se stesso. Il fitto dei grilli, il punto di universo i gatti e i topi adesso tutto possono. Che intanto, la mia sorda esistenza ha avuto sonno.
Id: 59627 Data: 29/07/2020 00:42:21
*
L’albero cui tu tendesti
Moriremo tutti prima o poi, così si dice ma da qui non si capisce chi abbia precedenze gente che spinge gente che tira gente che è prossima ad entrare infine da dietro più indietro spunta un tale con gli attrezzi (uno delle maestranze si mormora) che si ferma all'entrata, parlotta, indica un po' la folla poi dritto e scompare. Morirà il gatto, morirà il cane, il basilico e perfino una Madre certe volte a morire è il vicino, certe altre è la voglia anche se questa torna (la voglia è immortale) deve fare benzina deve fare la spesa deve fare l'offesa se ti lasci alle spalle i cancelli, quegli sguardi, i capelli le lunghissime attese e la lingua nel sale e chissà, forse scale.
Id: 58985 Data: 10/06/2020 01:08:27
*
Altre figure
C'è tutto un mondo di viaggiatori in tutto un mondo con oggetti a impedimento i soli e unici padroni fanno avanti e indietro volano/strisciano/trottano/nuotano incontro alla porta per accogliere la morte C'è tutto un viaggio mai iniziato in questi grandi spazi per viaggiatori in attesa che mai tornano e mai vanno, solo aspettano il momento che non viene già passato e ogni tanto si sincerano dal vetro C'è tutto un mondo gigantemente prezioso in tutto questo maestoso equilibrio di bruttezze platee gremite di ciechi sordi e storpi occasionali estensioni su estensioni file e corse per pigliare un posto vuoto come l'unico, vero, grandiosissimo affare.
Id: 58967 Data: 09/06/2020 00:10:10
*
quanto basta
Qualcosa mi è sulle sabbie del fiume e da questo buio c'è poco da sperare che il fiume non smetta un minuto o la luna non faccia l'accento a chi viene e chi va Una notte quieta e luminosa mentre è giorno su ogni mia dannata cosa i gatti su e giù per la scala e tutto ciò che ho ancora da fare apre il frigo a una fame in esatta metà. Una notte come tante, ma questa è speciale concerta rumori, sbarra gli occhi sui muri sui soffitti e insegue i gatti, a tratti chiusi sui loro giochi di suoni, appostamenti, agguati e infine scherzi. Un mozzicone, un altro (e un altro ancora) perchè questa potrebbe essere la notte buona per andare a cercare tra le sabbie quel qualcosa che mi è più appartenuto e che nessuno me compreso, fino ad ora ha mai saputo è sempre stato là.
Id: 58568 Data: 14/05/2020 00:37:29
*
Diciotto e quindici di un qualsiasi martedì
Il corpo dimenticherà facilmente le ferite che non gli sono state inflitte dimenticherà presto il senso di libertà se esso dalla libertà non ne ricava nessun senso e può comunque stare in salute nella quiete di una stanza. Fatica, invece, ad abbandonare la mente perché ne è succube e dissacratore. In essa c'è l'abitabile momento in cui può esistere felice e perfino morire. Un ricordo, altresì, riporterebbe al cuore. Ricordare è un sollievo solo quando si è agito conduce ai momenti dopo una grande disfatta mai prima di quell'immagine grotta sulle amorevoli cure verso un padre rotto di lavoro e figli curvi sulla sua schiena un silenzio che fa del tempo l'unico tempo. La mente è attaccata al bisogno alla paura di non essere presente, come il corpo lì seduta, nonostante l'affaccio sulle povertà sia convincente possono ancora mangiare di quel poco l'un l'altra ché è sempre più di ciò che entrambi, distaccati riescano a vedere. Il mondo come lo conosciamo sta per finire e se siete quel corpo e quella mente distaccati cercatevi la mano e uscite. In strada. Finalmente. E quel qualcosa che ha avuto un sacrosanto inizio avrà una sacrosanta fine.
Id: 58564 Data: 13/05/2020 20:32:12
*
Cercasi
Sono vivo, attaccato al tempo come la striscia di vernice è su ogni strada, continua continuo finché c'è ho salvato un cane forse anche un uomo dalla follia di stare immobile proprio sopra alla mia via -e saputo potare una pianta dando fine all'ombreggiare e portato ombra altrove dando inizio a qualcosa- Quindi vivo, e coesisto minuti ore giorni e anni attaccatomi a una vita che del tempo nulla sa'.
Id: 58335 Data: 30/04/2020 00:30:29
*
poveri si diventa.
Non avere una chiave c'entra poco con l'arrangiare, con la spettacolare trascendenza dello starsene immobili perchè tutto si muove farsi una promessa più semplice, scegliere una colpa purché non nostra e andare a nascondersi poi provare a indossarla. Non c'entra con le stesse strade gli stessi tetti, le stesse cose rotte, con le mille incombenze delle mille e più cose di cui ci circondiamo per mantenere intorno un buon livello di rumore di viso a un altro prezzo adeguato da pagare per continuare a stare nascosti, quindi protetti -barra- vivi. Forse solo con come siamo, con come facciamo stragrande una distanza, tenendo a un pasto e mezzo al giorno l'anima millenaria di un cane tra un gesto di affetto e l'altro dato ad un oggetto inanimato e sordo, così abbracciabile, così vero forte di tutta l'insistenza che servisse, e aiutasse. La povertà non esiste è quella cosa solo nostra, che raccontiamo da noi senza lasciar raccontare.
Id: 51642 Data: 23/12/2018 20:56:11
*
A noi tutti
Ah le fragole... Ah la cioccolata! Avessi saputo la metà delle cose che so adesso, ti avrei sorriso e detto: Oggi fragole e cioccolata, per tutti! Non ho mai smesso di sognare e pure, talvolta mi sento come chi è in stazione e si domanda come sarebbe se perdesse il treno, come chi del sogno ne avesse fatto un biglietto sull'altro e fosse stufo di disfarsi di un mese obliterato intero. Quindi ancora provo più ad abitare qualsiasi posto che il mio, anche se questo mi porta vicino, sempre troppo vicino. E lontano, sempre troppo lontano. Tutti i giorni da allora fino ad oggi penso che non è affatto necessario perdere qualcuno per vedere o sentire davvero, ma se non torno io ad aprire quelle persiane a un cielo con il gatto sulle gambe e gli occhi chiusi che ascoltano tutto, da qui cosa saprei? Tal altra osservo le persone proprio come mi sento osservato, quando sorrido e so che sei qui. È una specie di pazzia che la gente ha perduto quella di stare in pace con la vita ed accettare che il dolore, quello uguale per tutti, abbia una sinfonia di violino in fondo al cuore che preme il viso alla smorfia di un affaccio. E il treno parte. Ah le fragole... Ah la cioccolata!
Id: 48396 Data: 10/04/2018 00:09:21
*
uomo in mare
Tutti nasciamo eroi, filosofi, artisti, scienziati tutti le stesse medesime potenzialità e pure in me non ne ho viste, ma adesso da questa malattia dell’esser sani vedo che sono stato solo pronto ad ammalarmi ad acquisire comodità risparmiando le forze per poi non farmene un bel niente. Dell’amore ne ho fatto un foglio, poi un figlio poi un regalo, infine un debito e comunque mai nulla che abbia assomigliato più di esso ad un adempimento a più livelli, e qui, da questa modernità di fare del proprio corpo qualcosa di diverso dell’uso moderato di una risorsa preziosa, adesso é come l’unica bottiglia d’acqua mi sia stata mai concessa già bevuta che nessuno me lo aveva detto ma io non ho ascoltato. Tutti nasciamo eroi, filosofi, artisti, scienziati e non ho mai cambiato niente, o avuto voglia di capire nessuna diversità oltre la mia che di diverso ho avuto un nome, che non sentivo quando hanno chiamato un altro al posto mio che adesso non sento, proprio ora che avrei risposto proprio ora che sono pronto a dare un fine a tutto un mio milione di promesse.
Id: 47135 Data: 11/02/2018 15:05:53
*
Vita da cani
Con gli occhi alla finestra ogni tanto piange chiuso nell’atto volontario di vivere tutto attraverso il convincimento fragile che ogni cosa che lo tocca non è mai stata e mai sarà sua Si è chiuso dietro un vetro e da lì non sente o vede niente, piange ancora una volta ignorando la montagna che è messa lì inutilmente la pausa del canto degli uccellini tra i rami che torneranno anche domani e forse tornerà anche lui Messo dietro una finestra piange perché vivere non lascia via di uscita piange perché alla semplicità delle cose non c’è nulla che possa aggiungere convinto anche lui che manifestarsi o meno sarebbe
comunque un pessimo intervento Chiusi da una finestra si piange perché uscire è una scelta, l’occasione di restare increduli a tutto ciò è che fuori che da sempre è impegnato a crescere e portare ignari, che aiuti o non aiuti il mondo aspetta l’oro quello in bocca di chi convive, di chi è ospite e coincide, di chi ascolta e dopo, solo dopo aver compreso le sue stupide pretese adesso ride L’uomo rassegnato sceglie la sua casa in base alla finestra ci porta ogni cosa voglia proteggere da tutto ciò che fuori è perfetto per come lo vede spietato, selvaggio, faticoso, inutile e montuoso e dopo aver pianto per tutto questo torna ai suoi ozi e lascia che si annoi a morte anche il suo cane.
Id: 46246 Data: 05/01/2018 17:40:34
*
senza pane
anonima mi ha visto i tre attimi il primo accennando di amare le sue spalle nude cambiando di espressione in espressione nel secondo lasciandola di schiena all'altro, il terzo così sono finito in questo corpo in prestito riflesso nei vetri dei negozi un giorno sarei entrato spenti la sera camminando dopo chiesto un po' di hashish da un citofono ecco, le strade quelle sì si ammazzano di lavoro per riportare tutto dove lo hai lasciato, una volta aperto a quel rumore sotto olio dei dintorni, che è silenzio uscito il nastro dalla radio poi un vassoio di minuterie posacenere & bottiglie, angoli colmi il viso all'acqua tra piastrelle e specchio promesse e promesse di pagare ma è vita in casa fare sempre in tempo a smettere che spento la luce torno solo, abbasso la vita, e dall'altra metà esatta di ogni cosa consumo il mio atto finale.
Id: 44555 Data: 09/10/2017 13:10:04
*
sempronio.com
disarmante è quante volte sappiamo fingere di sapere credendo addirittura dove è messa la parola fine dipendere dalla differenza di poter toccare dal sapersi sentire ancora toccati comprendere la vita dal milione di volte che attraversa tutto l'arco degli occhi ignorare continuando a ignorare la completa assenza di un padrone prima di casa propria, poi di altrove.
Id: 44546 Data: 08/10/2017 22:21:03
*
Oleografia
Certi giorni sono come un sottofondo un fermo immagine sull’operosità delle formiche sul tagliuzzato di erbe del cuoco nel piatto sulla stragrande maggioranza di cose che catturano gli occhi coi suoni che non odi ma che vorresti udire. Come anche ti concentri sugli odori, tutto ne fa parte e tutto, ancora, non ne sa nemmeno una che tu stesso ti chiedi, che tu stesso domandi al ceppo che estingue, al sole che batte sul mucchio di vegetazione e la sprigiona, alla salsedine che respiri e tocchi nuovmente, come un saluto per chi parte. Di queste sensazioni ordinarie e non sono fatti certi giorni, alcune volte più, altre meno ma ancora senza assomigliare a quei tuoi occhi neri tutti insieme, nudi, sfondati di sogni e di speranze di ceppi che fumano, di mucchi d’erba e di formiche e di salsedine, e arrivi, e rimandate partenze.
Id: 37350 Data: 15/04/2016 22:30:54
*
il nodo
Se avessi saputo quante sono le cose che servono al cuore avrei fatto posto agli ospiti e tolto gli armadi sarei passato davanti allo specchio soltanto per un breve sorriso col vassoio da offrire -pacche sulle spalle, sorprese, parole taciute- Se avessi saputo quanta ragione ha la follia prima di diventare matto mi sarei detto calmati non vedi che il cielo cambia, e che la notte pure ha qualcosa che tiene per sé, e che la vita nuoce solo a chi è infedele alla vita? -Alzati e cammina per Dio, dannato pigro!- Se avessi saputo da subito quanto mi hai amato io te lo avrei detto avrei ammesso tutte le colpe in un secondo scaricato la montagna di insulti dietro l’angolo e riportato solo l’uomo allegro, quello indifferente a tutto tranne che all’amore, quello che ho sempre pensato tanto sciocco da non capire -e invece, ancora ci tiene.-
Id: 37044 Data: 26/03/2016 22:37:23
*
celeste
Il cielo non manca finisce con gli archi, o ai tratti sotterranei, filanti di luce respirabile cristallizzata e fina che con delicatezza possa una coltre, la sua spora a me così intascato e scuro - fa così presto un ghigno solare?- ora è vento, posso descrivere capelli a non lambirti il viso che tremo e non vedo, a volere mai illeso l'intenso colore quel suo vestire spazi immensi ora in ombra poi nel mare a amore mosso, a impronte imprimendone da sempre l'orlo del guardare altro sei il continuo rifare un centro il tormento al collo della nuca la leggerezza fatta d'aria a brevi istanti inospitabile così negli occhi tutto in una volta e senza avermi amato mai -Tu, resti comunque.-
Id: 37029 Data: 25/03/2016 21:18:04
*
consumi
così resta seduto di lato alla piazza lasciati anche da lei non ci si guarda attorno fissa un punto infinito dal mento nella desolazione degli scuri rotti a udibilissimi segnali delle luminescenze di tv sui notiziari e chiocchi di posate sotto uno stenditoio da finestra dove sventola sola la lunga cerniera in quei momenti tanto sua di un intuibile capo da lavoro e bene la vita è un fatto di franchezza si ripete ora voltato non riuscendo a non notare sterminate croci irte e puntute sui terrazzi dei morti che muoiono continuamente al posto suo con lui al posto loro per adesso 'fanculo il tempo tornerà per riaffrontare l'aria, questo corpo frapposto tra noi e ogni cosa teniamo già tasca gi stretta, percorrendola immobili.
Id: 37028 Data: 25/03/2016 21:02:03
*
dolo
m'hai condannato il cuore ora a impedirgli fughe dalla gola è dolo la luce già in cocci tra i salici non perdonerò mai più giurando disonesto il palmo che torna un pugno alla fronte di buio dove ancora brilli.
Id: 36933 Data: 19/03/2016 22:29:20
*
rare volte, solo per noia
come sempre un volgere ha seni, assenze, bisbigli pensiline, luci che non sbucano a niente calze scottate alle caviglie come morsi ombra con seggiole da starsene seduti fuori fossimo mai stati servili tu e la nostra mania di vivere siamo senza tutto, ormai senza più volte e il perché ci danno in sonno ciò che è da dimenticare è ciò che prima ci spaventa, che è da cacciare a un'ora tanto da scapparci un gusto divenuto tiepido ora da scaldare... ora... terrazze, fossero più naturali a spaginarsi piatte alle folate e ad abbottare i panni ed i perché ci sprigioniamo tanto, o a quanto ancora ci dobbiamo in quel velo possibile ai gomiti senza stazze o a come speravamo fossimo quei prossimi che non era stato tutto ora a salivare di questo sapore: ha un filo d'ossido, dolciastra è la vita il nostro se è come mai finisce l'acqua al sale che ha il mare a inverosimili sciacquii, e pieno di venute e ritorni, oleografiche, pittoresche compostezze a riva senza volere niente, sputati prima di strozzarsi sottovento come clandestini, soffiando cera per le piume impediti da lenzuola e sonno vigilie di domani già dormiti questo è il nostro nome, se può bastare ci amiamo già perché ne abbiamo uno, ci ameremmo anche internati se resistere abbastanza è fuori a quell'ardore lasciante a grotte il buio quando vengono le gambe per rifinire nella luce e lì a costringerci a guardare l'ombra che a un sole non verrebbe.
Id: 36932 Data: 19/03/2016 22:22:10
*
Marinella
Marinella, ricordo in te le garze da questo ospedale a toni muscolari fasci di luce piovono a vetrate col chiaro esterno a indietreggiare il buio qui, in questa cavità dove ho nascosto me come a non essere mai nato qui, dove non ho rispetto per il cieco. Maledetta vita che non aspetta il tempo che non metto a procreare poco importano gli altari, ora costretto qui con i miei sogni nella città dove sei nata dove ti fai trovare ancora, come sempre qui, dove non ti è mai mancato niente dove sono sia occupante che padrone di tetti facilmente edificati prima delle mura delle spiagge piatte con una sola fila di orme del fontanile dove passi ancora all'acqua dove vengo a rinfrescare gola e viso e ancora laverò i miei impegni. Marinella, chissà cos'altro rifarò con un bastone se la strada che mi commuove o il dove prima o poi andrò a precipitare a non essere sincero con me stesso a valere appena lo sbadiglio della sera che è stata morte mia tutta la vita ora sempre più sonora a incidere la veglia la voglia che ho di ritornare a prima di sposarmi a ciò che sono e sempre io, si, io per sempre l'unico figlio ho mai voluto e non mi vuole.
Id: 36728 Data: 07/03/2016 22:32:55
*
Miracolo del nato cieco
la visione in carta ha i quattro lati classici da dove non è a fuoco il resto nelle mani il gesto amplifica la lena a rimedio, o un farmaco via orale col fondo silenzioso di un bicchiere così domani manca per istanti socchiuso le persiane anch'esse aspireranno rotaie ai treni incontro alle stazioni nessuna sosta al gazebo, al cielo svolazzato a lembi al pegno per il prato lì dove si spezza e in ogni sera può annuire, dolcemente all'elettrolisi dei baci e degli abbracci ti ho lasciata a comportare questo bene questo riposo in me letale a domandarti e questa casa sgambata giù per la campagna non ha più orari, e siede in tavola dove le pare i letti affrancati per i sogni, le indagini concluse le ricotte ai cesti, i moschini alle fermentazioni i cani che non fuggono alle reti scarpate e sassi quando vengono alle mani lì al lago e salici per appostarsi a riordinare la bocca sui talloni all’erba coi sapori ricordati e sete ancora nelle membra dall'orcio delle palpebre stremando l'immaginazione poesia, tu ricordi ai miei averi un paese la vita a tanti anni fino a ieri, il ceto delle piazze i lubrificanti sorrisi ante rivoluzione le mani a spicciole parole, e i muli saliti carichi di uomini legnosi gli stivali rincorrendo affronti al colle da dove si vedeva chiaro chi fuggiva da dove ancora è chiaro il giorno eterno dovrei sgravare il peso della testa al collo tornare ad aggiustare veglia e sonno e non morire, morire mai, non prima o poi per non prestarti ad ogni subdolo disegno che come ieri ricalcando non spavento così ridotta a prigionie in me edificate io serramento delle sbarre immuni alle proteste limiti dalle mezze lune candide alle dita in quel dirsi t'amo tardi senza prole.
Id: 36702 Data: 06/03/2016 21:43:32
*
Qualcosa vista mare
Sono le costruzioni accatastate il peso a inarcare la schiena alle strade? La causa dei continui dislivelli, sono? Il fastidio allo stomaco per il traffico continuo? - Vedi? fingono di continuare all'angolo attaccate a cazzo tra di loro, costrizione dopo costrizione ma sono solo soffitti verniciati a tempera bianchi con un lampadario da cucina e tapparelle alzate come l’audio dei televisori; tutti sullo stesso canale. L'immondizia, intanto, fermenta come gli schiamazzi. Dappertutto. Tra le distorsioni dei bassi nella piazza si può udire la lamiera sull’asfalto come uno scafo che è improvvisamente restato senza mare. il tonfo del corpo è evidente prendendo parte al circoletto. <<Guarda 'sto scemo, poveretto! Anzi, povera la madre che non potrà conciarlo più di così. Lui se la cava>>. Perché certi rumori non li mandano dopo sentiti in cuffia come ad esempio i dj fanno di un posto il desiderio di ricominciare? Perché nella realtà è così: Un posto prima o poi è da perdere per tornare e riscoprirsi più capaci. Come pigiare sui pedali. Rompei così tanto le palle a mio padre per una bicicletta qualunque che ha ancora il suo fascino sapermi trascinare. Bisogna spingere tanto, quanto le domande per stanare il silenzio oltre le pinete dove nessuno sembra vi risulti, eppure sono stato anche a scuola di danza due mesi e ho lasciato fare agli altri ciò che volevano di me ché avevo troppa urgenza di vederci chiaro di cacciare dalla tasca un po' di spicci per prendere un carrello o far quadrare un resto.
Id: 36674 Data: 05/03/2016 23:56:28
*
Alìna Erre
Alzavamo nuvole di polvere a finire sotto gli adesivi delle nostre biciclette che buttavamo a terra col fiatone fino alla fontana e la collina che ci vedeva faticare -a me saltava la catena- e tu ridendo ritornavi indietro. E come un fulmine arrivare lì sotto quell'albero annaffiato di promesse dove io non ebbi mai coraggio di prenderti la mano e darti un bacio. E come un fulmine è stato il tempo sempre troppo più veloce di me e di quel vecchio mocassino che indossavo per venire a trovarti dall'aspetto un po' perduto perduto nella porta dove calciavo quella palla -mentre tornavo mezzo scalzo, occhi chiusi, desideravo tu ci fossi, e ti importasse solo il risultato- Ricordi, Alìna... ricordi quando ti dicevo che ci giovava il grano? Mi accompagnavi al campo e in un attimo sparivi tra le spighe. A me sembrava avere immaginato sognato tu ci fossi mentre ti cercavo -quanto ti ho cercato- e quanto hai riso vedendo la mia faccia che faceva finta di non essere arrabbiata. La sera urlava i nostri nomi e si faceva il bagno: bruciavano le insaponate di mia madre e le caviglie dalle botte che prendevo quando la catena non andava. Bruciavano i momenti in cui mandavo fuori e le tue risa in mezzo al campo. Bruciavano quei baci che non ti ho mai saputo dare.
Id: 36672 Data: 05/03/2016 23:38:04
*
Pane e pomodoro
La terra si spazza facile portata dentro da ognuno che entra come deve entrare, se concesso da un mediocre mantenimento dell’uscio e per chi ospita legna all’angolo di un vano arredato dall’odore dolciastro dei baffi carbone sulla bocca del camino i ferri sono azzurro cenere. La saponiera magnetica ha il gettone di metallo sul pane da tenere un po’ negli occhi armeggiando la cura l’ordine da fare sulla mensola sulle ceramiche rosa e nello specchio con una finestra sui rumori fuori dei cani mai sazi a girare attorno alla rete del pollaio con le uova fresche da vendere. - tra poco arriverà il postino, di sabato anche qualche avventore; non ho mai amato far sapere di cosa mangio - Questo è il bello del pane al pomodoro: Ci si lava le mani dopo senza sia detto necessario farlo.
Id: 36652 Data: 04/03/2016 18:57:44
*
Livori in corso
Ecco, Antonio così se ne va spalle alla follia delle vetrate all'istintivo agghiacciante del considerare gli altri da grattare via con l'unghia al tendine - chiunque ne saprebbe poco e meno - delle trazioni in punta per l'arrivo di una lettera una gioia che conclude in un mentito “a presto” Ecco che di fronte a proiezioni ti regala l'urlo della distrazione di una voglia per ballerine che avvitano sprofonda ammirazione la vita la forma lo splendore la cura chiazzante l'alto in giallo a bianchi spazi il basso da incidere col batterci ogni mossa nel momento è una parola buona l'altro che ti osservi Antonio a guarigioni riprende la via dalle pietanze consumate al fermento su infezioni dall'umore arrestato i passi visto piovere dal silenzio in gestazione dei gatti sotto con le pulizie dall'ardore delle case dietro inutili recinti dal rancore verde eterno in muschio sopra orizzontali Eccolo l'amore, Antonio se lo tiene addosso come la promessa delle strade che ti portano da sempre dove vuoi, da sempre dove sei considerate piccole le imprese dei librai deserti dei volatili sui monumenti zampettati della madre di tutti gli odori appassita sui fornelli di scellerati impudenti abbracci umido mare. "Antonio, abdicando un affaccio ancora potrebbe quasi dire che è sempre stato lui a tornare indietro".
Id: 36651 Data: 04/03/2016 18:49:54
*
Obrigado
Certe volte cammino un po' giusto per disfarmi del bianco ai gelsomini del frastuono d'ombra di una reclusione spiando passi, caseggiati, fisionomie sotto odore del cielo e la sua linea di mare. Faccio fatica sempre un po' a incontrare a non lasciarmi sorprendere intento a perfezionare discorsi mai fatti, a sorridere diviso tra ciò che indosso e ciò che è veramente il cuore. Certe altre, lo ammetto, so tornare così come chi ritorna presente dalla motivazione e sempre dove andare col fare di chi non deve scuse né da dove viene e ancora mai una sola briciola a un piccione.
Id: 36624 Data: 03/03/2016 01:16:27
*
Nostra
L'approssimarsi tiene per esatto un nome gli occhi variando superfici. "che fiorirei, diresti non fosse semplificare cose già così complicatamente" Nostra è fede che brilla spezza il pane e ne dà tuo negli occhi dell'altro.
Id: 36623 Data: 03/03/2016 01:00:57
*
Il posto vuoto
le nuvole appartengono al cielo che non ricorderemo tolto di dosso come calze oggi quanto ieri a paia. il sole, più di noi lì a ridare strette alle fughe delle palpebre fitte di desideri da accollare al primo deficiente col carretto.
Id: 36591 Data: 29/02/2016 22:20:34
*
Metropoli
Ci si guarda un po'tra i pali delle tappe e il resto dell'andarela città che davanti si apre subito alle spalle torna a premerescossoni di altre dimensioni. Sono pose da navi mercantilial secco dei mantenimentisono ombre di faggi giunti alla potaforate dalla luce dei neonsono carte che frullano in vorticidi finestrini inceppati. La campagna è quel tavolo poggiato di tutti gli oggettiche si è soliti lasciare quando si va a fare un bagnoe nei nostri egoismi si nuota. Qualcuno annega e mollae più nessuno si è mai presentatoa reclamare certe miserie.
Id: 36590 Data: 29/02/2016 22:14:22
*
Eckhart
E alla fine l’ho vista la neve che solo a occhi non vedi stretti dell’accolito che è il corpo sull’ascolto dei tetti. Alla fine l’ho vista che è un ballo a cui puoi restare seduto a cui puoi partecipare, l’ho vista che è una cosa del mondo. Alla fine l’ho tolto quell’amore in tre righe su una pagina che non puoi voltare e l’ho vista. È una cosa del mondo. “che ti lascia seduto, che ti invita a ballare”
Id: 36561 Data: 28/02/2016 10:54:25
*
Gatti e Ritratti
Chi mi vuole bene ha baffi irti, da inamidare una ciotola riempita e calci in culo perché non se ne trova mai di voglia di rinfarcire tanto quanto se ne possa avere. Chi mi vuole bene poi non vede se non la mia presenza tranne tutte le bugie che puntualmente poi raccontano il dire estremo a quanto dovrò ritornare. Chi mi vuole bene torna solo, spesso aspetta prima e dopo quel rincorrere quell'intasato ricercare altrove quell'attesa che mai si può e appartiene e indifferentemente dà all'aspetto di chi attende l'ombra piantata di chi può aspettare.
Id: 36550 Data: 27/02/2016 18:54:15
*
nomea
Piove lì nell'angolo colpito di finestre a pelo nella notte in immagini tutte da incartare è accovacciata la campagna bagnata come un cane. Irene ha sempre saputo tutto questo sciacqua stoviglie sorridendo al muro nuova nelle mani che la afferreranno aperta a un patto di futuro sulla soglia.
Id: 36549 Data: 27/02/2016 18:46:23
*
Fotografia
C’è il campo dove è sempre stato anche il cuore l’angolo a dieci passi dalla porta e la porta. C’è la casa Dove è sempre stata anche la fame Fame che non ammala, che non stanca e la tenda. C’è la finestra Dove è sempre stato anche il respiro Il cielo, la campagna, il suo silenzio tigre e la foto. C’è una foto.
Id: 36531 Data: 26/02/2016 21:30:26
*
abbasso la vita/viva la vita
Queste quante parole nuove, Mamma nuove come il nero delle strade porzioni di tragitti da finestre coi loro corridori in tuta, in bici, facce all'ammasso di fogliame sopra ai bordi poi tutti dietro il vicolo più in là. Sarà che da qui siamo, Mamma corpi che stanno sulle braccia pazienze di voltare gli occhi o di tirare via cornici al muro, sbiancarne il vetro dire tutta la verità nient'altro che la verità seduti per un niente o non poter fare altro il mondo sarebbe davvero bellissimo. - bellissimo è chi si occupa del mondo, Mamma- Sei stata una finestra aperta sul nero nuovo delle strade tutta la vita fino sera, fino a notte notte che pure lei te la portavi a te perché figlio Tuo era tutto il tempo andato e tutto il tempo che dovrà venire.
Id: 36507 Data: 25/02/2016 23:08:36
*
wireless
Non c'è limite a nessuna cosa se da un po' mi torna in mente un uccellino che notavo il metro che metteva lui da me la mano sul mazzo di chiavi il cielo prima di rientrare. Non c'è limite, mi sono sforzato ché tutto si compie, tutto va avanti tutto ha un disegno, uno scopo e per quanto ancora io possa resto fedele a ciò che vedo e vedo il mondo, l'uccello, il fiore un giro di chiave e poi più niente. Così ho accettato che non so ho dovuto, facendo un patto dopo l'altro con me stesso, con l'uccello, con il fiore che non so proprio non so ho accettato, ho dovuto, senza ancora capire la relatività tra tempo e fede. << quanto di me si serva un fiore, cosa di me un uccello vede>>.
Id: 36293 Data: 11/02/2016 21:39:12
*
dire fare baciare
Ecco, imparare continuare a imparare dalla bestia che è il cuore. il seduto a crepapelle non mette mai il fuoco sei tu che sei un c'ero.
Id: 32087 Data: 22/04/2015 22:56:10
*
otto/quattro
Come mia Madre mi ha sempre insegnato, bisogna imparare ad accettare il dolore. Il dolore è dolore, non come lo facciamo grande questo dolore. Le cose per cui disperarsi sono varie, includono tutte l'attaccamento al proprio dramma personale, e mai la reale comprensione dell'altro. E' la storia di una vita che mi porto dietro, quella di stare con gli occhi ai rami degli alberi solo quando li percuote il vento. Così da un po' di tempo avevo cominciato a guardare il cielo senza aspettarmi niente. Il giorno che ho saputo che Lei se ne era andata sono stato còlto da una grande disperazione, non potevo credere a ciò che le era accaduto e quasi mi sono sentito perduto per sempre, ma poi ho rialzato gli occhi al cielo e ho ripreso a guardare. Sono stati giorni di un tale azzurro e canti di uccelli e danze di rami che così lievi non ne avevo mai visti, quasi avessi avuto un affaccio su una porzione di mondo oltre galassia limpida e incontaminata. La vita è questa ed è così come ci appartiene. Ho avuto tanto tempo fino ad ora per essere triste, ed io non voglio più essere triste, perché è un dono che una Madre per prima condivide con dolore e deve continuare senza che se ne perda niente, compreso il dolore. Restare a vivere con coraggio è accettare il dolore, e non inseguire il dolore. Celebrare la vita o una Madre lontana non è aspettare che succeda qualcosa per alzare gli occhi, ma continuare a guardare il cielo così, senza aspettarsi niente.
Id: 31918 Data: 13/04/2015 23:46:09
*
Cambiare.
La vita ha un'ironia tutta sua nello scegliere il giorno in cui finalmente noti che un uomo è affacciato alla finestra e di lui ti fissi un'immagine a breve come se tu lo avessi passato dove era e comprendessi bene dove adesso sei, come se avessi imparato qualcosa di te non da te ma lontano da te. Sono ben poche le cose che tiene una tasca e sebbene l'uomo che passa oltre lo sa si regge al cammino imparando il perdono per le cose che in una tasca non stanno per la mano che entra le cerca ed esce chiusa come un pugno da dare tenuta dall'altra in cattura alla schiena, socchiusa come gli occhi sui tratti di sole. il paesaggio si ripete e l'uomo ormai in viaggio sa quanto le barche vi stanno attaccate quante esche hanno portato i pescatori e quanti pugni da dare, quanti tratti di sole pontile dopo pontile, catture dopo catture sa che deve tenersi pronto a cambiare perché un domani potrebbe sempre tornare e la vita ha un'ironia tutta sua sul concetto di stare affacciati, o volare.
Id: 31896 Data: 12/04/2015 22:03:47
*
qualche parola sul domani
domani è domani, ci si risponde io ad esempio faccio un cerchio col dito sul ripiano del tavolo la sera che vorrei tardasse ancora un po' a morire in me la sensazione che avrò di me domani nel domani. ma domani è domani prima che si abbia il tempo di nascondersi, e nascondere alla casa le bugie sorprese a raccontare della strada che un po' ti aspetta e un po' proietta l'ombra di taglio del tramonto allungata nei fossi di un uomo e il suo cane. domani è domani qualcuno avrà da fare e qualcuno si è sempre risposto che domani è un altro domani per chiamare o non chiamare con quel vecchio vizio di fare un cerchio su qualcosa che si è fermi a guardare con passione come chi è rimasto fuori a quella efferata, nuvolosa poi serena limpidissima follia.
Id: 29694 Data: 06/01/2015 20:05:24
*
puntale
l'avvento di comete dice respirare il nero ritorcere distanze al muto della mente finire a voler essere il brillare dove scia la luce in un considerarla esattamente luce da troppo tempo i desideri fanno il giro tornando a crescere come le piogge a tempo per inzuppare gli orli, per scuotere gli ombrelli nella città dei gatti che nessuno vuole ma ti amerò da sempre dopo i morsi fatta di fame vita mia che non conosci o non hai tempo a rincasare a quel silezio così sproporzionato di bellezza, e della lingua averne punta.
Id: 29632 Data: 03/01/2015 10:29:50
*
debito.
Di tanto in tanto da qui si vede il mare si può arrivare alla finestra ci si sistema distratti all'orizzonte. Le lunghe pale dei generatori eolici sotto il soffio delle necessità di connessioni perpetue si avvitano dell'oltre. Qui non si sa se San Francesco ha chiesto mai come accoppiare i palmi ma di sicuro è assente come la cenere sopra i nostri appetiti.
Id: 28840 Data: 20/11/2014 22:12:26
*
in corpo sano
In vita, la vita fa sera sui cartelli col tormento dato a un tormento sotto la lingua, dall'ultimo vetro obbligandoti a scale se ferma - un felino ti avverte lui non vede ingiallire le dita dal posto cui osserva ha lo spreco tuo sedendoti a un tavolo- pensi soffrire non importa se da un corpo ne esce un altro per cui resitstere, desiderare, ottenere è sempre senza sapere quando - che alla fine ti sollevi, ti allunghi lui miagola e non gli esce una parola allontanandosi ti offende e tu lo offendi- La dimora ha altro silenzio: conservato perché uscisse dalla tenda scostata è il posto vuoto dove nessuno atterra.
Id: 27924 Data: 10/10/2014 21:33:38
*
linea
quando dici a qualcuno che l'ami ti riprometti di sapere un giardino di saperne uno tuo, una voce un po' sotto e un po' fuori dai sassi. "proprio quel nudo dei piedi coi nomi di chi chiami o non chiami tra l'acqua dei pesci e l'aria" se dici a qualcuno che sai di un giardino questo viene, e magari resta finché l'ombra rimane a portata tanto è il sole.
Id: 27339 Data: 09/09/2014 23:03:35
*
Le distanze dei paraggi
Lo sguardo di Malina il suo sorriso largo e il mondo molto più di ciò si nomini molto più di quanto si riesca a chiarire e molta, molta, molta altra più follia non si potesse ricordare. Malina, tutte le donne al mondo era così il suo sguardo, che mi poggiava una mano che poteva ancora apparirmi l'errore e afferrare un millesimo silenzio dell' eterno tra l'estate e le cicale. Malina, ho finito per disfarmi come tutti ora di una indicazione, ora di una gentilezza asciutto nelle gambe e il ventre doppio per mandare i buoni all'inferno e ringraziare una volta di troppo. Malina, nulla e nessuno ha più ricordo di me e del tuo ricordo, e questa notte quest'altra notte che follia che follia sarebbe non ti potessi ricordare.
Id: 27280 Data: 07/09/2014 01:02:37
*
voce del verbo dare
giugno alle strade costa di sole e sonno ai lobi sulle rotte sfasate di genoma più acqua alla melma, e respiri di caldo affogante di mattino astante Rino asciuga la fronte sui lingotti di mondo che nessuno ruba l'estasi, il profumo dei fornai costretti di notte ascoltano il grotto dei colombi scorti le terrazze spanate al cielo il fruscio dei sogni accalcati a lasciare gli ottoni pesanti dei portoni fermi alle vie pietà alle righe dei tram gia deformi dal trentotto, e sassi nelle gole di tutti i manuali; una pietà fermante come la pietà per la poesia che andrà taciuta.
Id: 26246 Data: 22/06/2014 21:13:30
*
prossima fermata
in viaggio tutto è convoglio d'aria a feritoie modulabili, e picchi d'alberi a metà vestiti e visti d'ombra passeggera e poca pulente il viso dalle spremiture e seggiole a attutire caduti per poco dentro stiamo lì per esserci voltati -prossima fermata- le soste ricordano questo fresche sovrapposizioni degli strati vecchie stonature tra metalli e stoffe e sole da tornare a penetrare sulle vie affamate e in bianco riportate dalle mani al nodo toccando di strozzare crisi tacendo gli occhi a pagine -prossima fermata- l'arrivo dai torpori andati dimenticare il quotidiano al posto tenersi al corrimano fronte all'uscio porta le foglie secche ai vuoti da colmare i pavimenti muti e le finestre dove tappare un po' per volta luce fino a che resta ad aspettare il mondo in cui ci si può muovere alla vita e domandarle un ballo. quello solo.
Id: 26128 Data: 15/06/2014 21:38:17
*
bovarismo
come procede un viaggio tu da seduto siedi, di lato al finestrino correndo dietro a cose dove sono solo, che puoi attenderti sorprese tue comparse fronte un obiettivo improvviso che sorridi, ci ripensi e sfochi -sotto la voce io che non vivo- così è anche nelle passeggiate calme tra gli affitti a poco dei rioni i panni stesi i pini le altalene ti dicono le cosce bianche al sole le barbe uscendo dalle edicole e di carta strappi per gli avanzi ai gatti, ripuliti unti come grida di bambini a sera. - e beato lui; lui il tempo non esiste.-
Id: 25767 Data: 20/05/2014 22:38:22
*
Livorno
un giorno si vive, un altro pure ma diamine, qualcuno ci avverta del vento che soffia ai suoi volatili e alle sue nuvole agli angoli che tonda fino ai porticcioli dove cozzano le imbarcazioni e a quell'amore ancora a tutto quell'amore che non si riesce a dare.
Id: 25734 Data: 18/05/2014 12:04:19
*
brevità
ci si innamora della pioggia per un tessuto visto mezzo aperto mezzo rotto sopra una zuppa impreparata e tale che il cuore della notte resta pece quando, incamminati a nuca stretta il tentativo era schivare stelle ma poi dire come è stata guerra non è forse intrattenersi su di un prato ed ordinare un bel respiro di disordine all'ultimo a quell'ultimo incosciente?
Id: 25479 Data: 29/04/2014 21:32:58
*
concerto
a una cert'ora di una certa età vino, mitili nelle padelle e fiori dentro alla spugna della lingua fuori alla stessa notte in cui ti copri e non ti copri - e ti ripeti: Dio venisse - adesso sarebbe il luogo dove stare aspettassi anch'io qualcosa meno facile del niente gettare gli occhi oltre la fiamma data a una nuova sigaretta.
Id: 25453 Data: 27/04/2014 20:31:12
*
o come oro
quanto è intimo l'inverno a dipartire per quelle rigide andature nel cappotto chiuso il grande tonfo è a capo remissioni dai passi inconsumabili nel viaggio verso il viaggio nulla conviene le risposte in madonne di gesso alle ombre di passaggio ai cani fermi a non capire perchè una mano è tesa.
Id: 25403 Data: 23/04/2014 19:24:58
*
pulpito
mani color del pieno barba petrolio e sale passo incallito dal cammino aveva orari da rimettere sguardi tra lui e me fingevamo non conoscerci io e mio nonno sui litorali alle ore fresche quei miei quattordici anni il suo bastone per far cader le nespole.
Id: 25343 Data: 18/04/2014 19:55:22
*
il pane
- aforismo- mettere appetito è un prestigio. appena solo un impiastro se non si ha cognizione di un tragitto. L'uomo tiene a cento passi il grano.
Id: 25318 Data: 15/04/2014 21:41:16
*
e non andò più via
il canto di Eléna arrivò alle piazze tra uomini dagli occhi ingombri dei resti del domani, e i formicai di anime coi crocifissi testa letto ed i commò dell'intimo con rotoli da cinquecentomilasogni. il canto di Elèna arrivò sui prati tra gli ulivi le viti e i merli nel silenzio degli aromi sprigionati al sole e sulle tegole dissestate del capanno. il canto di Elèna arrivò alle spiagge tra gli scafi spellati al cielo e le reti annegate nella sabbia stringendo il faro con la polvere dell'orizzonte fino ai nodi per non lasciar andare il molo. il canto di Elèna arrivò oltre mare dove il suono colpisce le isole e ancora l'acqua furibonda delle profondità partite dalla terra fino alla faccenda di esser nata donna. Marzio, un uomo di una sola riga mille leghe sotto i suoli più in la dei suoi detriti, fino ai fiori compasso delle piazze struggevole negoziatore di lucidi alle scarpe già scriveva a Elèna con gli occhi sulle fughe del selciato mozzato dai linguaggi che non seppe mai parlare spazzola, panno e la strada che si interrompeva all'immaginazione. Elèna smise di riporre i sogni tolse la parananza, la bocca, gli occhi fece per andare alla bilancia, ma poi ingoiò di fretta quei quattro tocchi di campana. Marzio ringraziò l'acqua che non cadde accompagnò il cliente a scendere dal suo panchetto lo vide andare, tirò un sospiro e si lasciò in tempo per quei quattro tocchi di campana. Si vollero un gran bene in quel momento i due, pur sapendo che la vita non li avrebbe mai fatti incontrare. Ma Dio da queste parti è così: gettato a terra come il conto già pagato delle spese, poi sperato nuovamente nelle chiese.
Id: 25290 Data: 13/04/2014 19:16:34
*
in corpo sano
in vita, la vita fa scuro sui cartelli col tormento dato a un tormento sotto la lingua, dall'ultimo vetro obbligandoti a scale se ferma - un felino avverte non vede ingiallire le dita dal tempo cui osserva ha lo spreco tuo che resti a quel tavolo- soffrire non importa se da un corpo ne può uscire un altro per cui resistere, desiderare, ottenere è sempre senza sapere quando - che alla fine ti sollevi, ti allunghi lui miagola e non gli esce una parola allontanandosi ti offende e allora tu lo offendi- la casa ha altro silenzio: tutto portato perché uscisse dalla tenda scostata ha un posto vuoto dove nessuno atterra.
Id: 25260 Data: 10/04/2014 23:25:56
*
mare nostro
il mare è un sogno un respiro sulle infinità di storie delle profondità riemerse spalle al dismesso sulla riva una fragilità per gli occhi chiusi come una promessa il mare è ovunque, arriva ai timpani come la luce invita a meraviglie inghiotte il resto di esitare prima del suo completo abisso e pace atrove.
Id: 25191 Data: 06/04/2014 19:01:23
*
zero in condotta
Una volta di qui passava il regionale fischiando girate di capo alla curva nel tempo dei quotidiani ingialliti da spargere al suolo per i passi piovuti a diluire sguardi d'acqua di colonia alle diciassette dei rossetti nelle borse e sui bordi delle tazze di caffè ad appannare le vetrine Una volta di qui passava il regionale ora etereo come un brodo di ricordi due rotaie tra gli sterpi con la quiete delle tendine tese a coprire il calzare il vecchio trapano a manovella e quei due quadri che nessuno appese - dalle vetrine giusto il dondolare di due cani, reumatici fino alle marane- Una volta di qui passava il regionale viaggiavano tutti assieme verso l'oggi che a ognuno spettava adesso in questo bagno d'aria si può canticchiare anidride per la voglia che tutto torni a prima di rinominare a quando un viaggio faceva volare insopportabili giri di lancetta al cuore.
Id: 25112 Data: 01/04/2014 18:28:57
*
ms
è che una cosa non te la perdoni, o almeno persevera fino a non la ricordavi più così tra queste scie di platani infilati in terra davanti a trincee dove probabile qualcuno sfila calzature senza slacciarle come te riaffiorano le immagini però li vedo gli automobilisti in fila li tengo a cuore se qualcuno avambracci al volante sfiora parole non sue, musiche non sue pensieri mai loro mai nostri certo ritmo ritiene essere fuori oltre i cristalli l'atmosfera la luna con tanto di nero ha Nadine si, Nadine, l'amore che mi chiese di non darle cambiò per sempre il gusto avevo immaginato alle MS dure, come Lei preferiva ed altri assieme e assieme che non nominerò per osservanza a me. ultimo scambio di sguardi col semaforo chiusa di porta, il gatto e fatali accessi zingari al cinema muto. fumo in sala.
Id: 25035 Data: 27/03/2014 12:57:45
*
abbasso la morte/viva la morte # poetipoesia
queste quante parole nuove, Maria nuove come il nero delle strade porzioni di tragitti da finestre i loro corridori in tuta, in bici, uomini sotto un cappello facce al fogliame che trascinano strato dopo strato il giorno più in la corpi che stanno sulle righe pazienze di voltare gli occhi o di tirare via cornici dal muro, sbiancarne il vetro dire tutta la verità nient'altro che la verità seduti per un niente o non poter fare altro il mondo sarebbe tutto bellissimo - bellissimo è chi si occupa del mondo, Maria- le madri tardano lo sguardo da sempre sul nero nuovo delle strade fino a sera, fino a notte notte che pure lei se la portano a sé perché figlio loro è tutto il tempo andato e tutto il tempo che dovrà venire.
Id: 24967 Data: 22/03/2014 17:06:14
*
youborn
Ci sono delle buone intuizioni nel progresso, ed in particolare due: 1) vedere negli altri come ti vedi. 2) vedere negli altri come non ti vedi. Del resto scellerate comodità, perfino simulazioni, di scellerate comodità. Prendiamo le tecnologie ad esempio; inverosimilmente replicano la vanità di Alcide ed Emma: L'uno percuote la terra per i capezzoli di Lei ammiccati dalla veste fino all'ora. L'altra percuote Lui coi suoi capezzoli morbidamente nella veste fino all'ora. Uno dei castighi che il progresso infligge, altresì, è l'eliminazione delle analogie. La sparizione sistematica del pomello ne è un dato certo, con sue significative conseguenze; ed in particolare due: 1) Le cose non le aggiusti più. 2) Bisogna premere.
Id: 24908 Data: 20/03/2014 21:48:05
*
paese dentro
l'aria consiste, passata ai rami in un breve ruzzolo alle vie fino alla piazza dove schiude il petto a un cigolìo distante sotto un cielo come menta un domicilio per il passo fino al granito stare dentro agli occhi, fuori alle ali è oltre le nuvole e tra i pollici sotto i cappelli in tresitudine e grovigli poche anime, poche ombre allungate a quel cocciuto amare tornano tra i vicoli che incastrano dentro la pancia del silenzio, ciottolata di tutta una discesa da salire per non finire via dietro gli ottoni delle porte del legno che resta a reggere ancora anziani sui sgabelli bocche ardenti, pose celeste cenere capelli sinceri come i frutti presi a terra che ripongono nei cesti i loro cari letti bianchi aperti alle finestre dell'estate a quel desiderio di partire per andare via per sempre e poi tornare.
Id: 24843 Data: 16/03/2014 22:01:49
*
sotto la voce pensiero
Un ponte, questo vorrei essere.
Che lasci andare e
lasci tornare.
Un ponte,
come hai sempre voluto fosse
il senso del castigo
la libertà purissima.
Un ponte
che di schiena lavora
per amore di chi abbandona.
Id: 24599 Data: 01/03/2014 22:46:28
*
morituri
col terzo ci ho appeso la bici non che non ci arrivassi, ma prima o poi odiando come odio essere trattenuto all'ennesima l'avrei scaraventata in strada e addio sogni di gloria col secondo la foto di Lei dal sorriso di una seria che sorride all'altro dietro l'obiettivo, e le margherite che ho lasciato lì nel vaso sullo sfondo sempre secche fino all'ultimo come la gola il primo lo tengo per me anche se ho detto in giro poi l'ho usato quel foro sulla pelle come fosse mia fossero veri pure questi parchi, tutti questi volatili, e la luce che dai gusci si aprirono coi becchi.
Id: 24550 Data: 26/02/2014 23:50:34
*
quasi baci, quasi abbracci
la sera al pontile sembra qualsiasi gola che intera tuffa e eterna affiora date carezze in petto d'ombre di donne e rami. l'ultimo bacio, l'ultimo è delle reti all'acqua riavute a braccia come i propri cari i propri sonni, propri ricordi propri ritorni in smorfia su terrificanti oblii. -risa di pescatori-
Id: 24521 Data: 24/02/2014 20:54:30
*
da qui a qui
la pioggia inizio luogo dall'autostrada ha una colonna di vapore sopra il cementificio che segna l'arrivo e al mattino seguente una sirena a chi svegliare sono posti cui non rechi minime attenzioni tipo supermercati, uffici postali, chiese che hanno vegogne nei perimetri gioie e dolori riportate ai muri, casse fuori due amanti al buio celebrano il dubbio
di quell'odore selvaggio di saliva viso a viso lì sulle proprie gambe che aspettavano da tanto qualcosa fosse solamente loro.
Id: 24503 Data: 23/02/2014 18:55:56
*
borgo rose
venire a quest'ora
è la sera, come l'abito indossato
gualcito dove ci si flette
lasciando intendere gli spazi
il fare a cui ci si può dare
per non cedere al silenzio
quella parola morsa nella bocca
nel riportarsi indietro
- oh, sarà così
questo continuo viaggio
mollare i piedi ad un appoggio
per quell'odore
dei pasti a scendere le scale
che verrà incontro anche domani
domani, amore bello
il sole la avrà sempre
la sua finestra uso foresteria
il suo lento tuffo sopra il campo
incendiando il grano, la poesia
nel petto rosso, rosso
che non può più aspettare
e si sale
per scendere da queste parti
lasciati in una polvere dirada
in quel pensiero a non sapere tempo:
- chissà domani quando sarà festa, dove
quell'angolo con fiore giallo in mano
dentro al vestito buono
che non ti importerà di aver macchiato.
Id: 24183 Data: 31/01/2014 13:44:41
*
pleroma
portare i pesi da sempre il muretto prima delle scale può dirlo sotto una sigaretta a un muto fa finta di niente mentre gli anziani sulle panche gesticolano orari il muto lo conosco gli porto il vino in casa e se è vero che ognuno ha riflesso due dita di finestra e un occhio al giardino sta lì in bucherellante luce a mordere i particolari all'incompiuto viaggio del ferro sotto la sicura pace per avere amato gli anziani non saprò mai dire sembrano persone anche loro e la vita li tiene in un breve silenzio per quando muore qualcuno o mi vedono passare.
Id: 24137 Data: 28/01/2014 20:23:49
*
io non mordo
eccone due dei miei detto da te quei buchi d'aria ai campanili gente impacciandosi dal mento ai piedi con un cucchiaio in plastica da gita un po' in piazza, un po' in posa, un po' storti sotto vento al pettinarsi quando non se ne ottiene effetto cose dell'altro mondo due dei tuoi detto da me l'amore per stare come una stagione è maturata agli altri tipo il guitto che si ammicca negli specchi sempre prima di ridare un fianco e continuare ad amare ogni cosa di schiena.
Id: 24106 Data: 26/01/2014 19:07:15
*
metodo esse
vedere come cuoce la materia metallo su metallo su stature, il caldo questo fondente lucido dei corrimano nelle scale ora alla maniera tipica dell'orso su due zampe incontro ora al limite di nuca alle cappelle e sere a fari cento metri ai rami alti fino porzioni grigie grette dei dopo lavoro delle capigliature a uscite a entrate l'amore è tempo messo nell'attraversare prima alla lumaca chiusa ammiri il vorice e la posi torna a rizzare i nervi e scia e per questo si ama chi non conosci non ti avesse mai incontrato un'intelligenza è anche la bestia di appartamento che si accomoda di che non ha e sbrandella i braccioli del divano rifacendo le unghie mentre tu fuori che ti asseti.
Id: 24105 Data: 26/01/2014 18:57:00
*
per ora
si ha due occhi, questo le finestre accese quando non si è spenti dall'alto sono notte sulle chiome lampioni lì a tirare il fiato curvi a un piede con la qualsiasi cosa sarà in volo che ti preme il tallone al muro, una fumata da terrazze dal freddo la campagna pure bene sta bene, qualcosa ne è a marcire e mezza bottiglia di chinotto vecchio tiene in fresco c'è il cane di nessuno tuo per un istante un gatto magro di altri ed altri gatti e viali fino a fabbriche e piazzali dove operai finito battono portiere. smorzato la tua sigaretta rientri odori un po' le dita, e pensi, per ora tutto ciò non ti appartiene.
Id: 24054 Data: 23/01/2014 22:15:42
*
intro
così sei lì a guardare difetti che della vita che non ti sfiora molto le hai tolto con assenze pasti di comodo e camicie a mezze maniche fintanto che
serpi di sellini di bici sotto i watt di un lampione ti ricorderanno di saper contare l'importanza che a qualcuno davvero importi di te. Viareggio 08/09/2013
Id: 24050 Data: 23/01/2014 19:43:37
*
God machine
le nuvole, questi ciclopi sfilano continuamente un pensiero di libertà a chi è già ossessionato da proporzioni e forme in quasi morsi - poi aria in rettilineo una curva sul fondo e un bar un rettilineo un'altra curva e un bar un rettilineo, un bar, un bar, un rettilineo un'altra curva e un bar poi un'altro bar- ci sta proprio tutto sotto le nuvole c'è chi serve un bicchiere e chi osserva le mani a chi serve un bicchiere coi rumorini sottofondo delle slot, annesse quelle spettinature di chi crede che ne entra e ne esce.
Id: 24030 Data: 22/01/2014 16:42:06
*
... amo
AMO è una stanza bussata dall'interno a aprire in quantità di sguardo il fuori nell'ossatura del silenzio sugli spigoli vivi d'ombra dai tre quarti di inscindibile pienezza come carpire strategie tra l'unico e l'intero poi dalla nervatura più adeguata porsi all'inevitabile schisi per il peso che procura il cielo amo tutto ha chiuso, contrasta e narra ha cambio di riflesso, ha una carezza alle coste del velluto, e giunge e spozza, e si sgomina da sé dilapida e si tiene l'unghiatura alle grondaie le foglie al macero, il drenaggio l'acqua che annega e punge mai di pioggia a non andare svelti nel pigmento della notte AMO è una vettura a spinta una paresi volontaria e crollo di uno sguardo emorragico a sale che si munge, all'osso ripulito che non si mangia che succhi e ingoi e ti contorce la nota sporca di un violino - e non si ascolta - il buco in una tasca vuota un grando di pepe a scanso un centesimo mai speso amo la pelle gualcita che si indossa con coraggio verso, o a riverso è identica la virgola mai messa, e sfonda le scarpe e il sonno, e abbatte e incoccia in luoghi e costruzioni con un abbraccio meno magro quando la sofferenza non ragguaglia non ha riguardo e tocca l'altro come fosse capitato veramente veramente a te.
Id: 23980 Data: 19/01/2014 20:36:48
*
hundred billion cigarettes
l'importante è patire
scegliersi un pretesto
incontrare un viso e aspettare
rincontrarlo e aspettare
e aspettare
finché tu stesso ti divieni noto
da te
poi non importa
di riempirsi di rimedi alle zanzare
tante zanzare tanto amore
intorno e nel bicchiere
lasciato lì a metà, che
tra un avvelenamento e l'altro
intanto ridi.
Id: 23964 Data: 18/01/2014 16:01:56
*
campi obbligatori
il tempo ora è piovoso la mattina a tenersi in piedi era già buffa con quell'aria umida alle guance che sembrava avere pianto e con tutta l'espressione, avvicinandola di chi beccato giura di non caderci più nelle osterie servono vino serve all'acqua che scende a stare corrotti in un pasto sembra tutt'altro che essere affamati tutt'altro che illesi tutt'altro che vie lasciate ai torrenti quella pungente desolazione per le fessure date agli occhi ma non importa, non tanto se si riesce a stare soli e da qui uno scorcio è magnifico un prurito a pensare da darsi l'anima addosso prima di impattare sulle costruzioni sulle persiane schiuse ... pensare lei è stata quella stanza quelle stesse tende tolte quel pianoforte esposto raramente quel sorriso a quanto è dietro ogni cosa sia fatta di note senza mai produrne Lilith era una donna greve risate e tosse mai passata più di qua in questo poco da pensare da avere dita tozze color dell'ebano da prestarle in una mano strette tra il suo sottile avorio ma ho avuto già cent'anni di ricordi di soluzioni e pose per le quali questi incamminamenti più mi andranno né più mi porteranno altrove e finalmente mi apro per accorgermi che la vita è una chiusura... che sapevamo già volare.
Id: 23937 Data: 16/01/2014 18:06:50
*
il pane di Rosalba
Della casa, questo sordido infinire ho affaccio alla continuità di piane e alture con gli spezzettamenti verde al grigio desertificante e fitti/minuscoli/rossastri/aguzzi/agglomerati dove ti viene in mente l'intentato che presto rientri Mia madre alla domenica ci tiene in una tasca ha tutto e canta e sa stupirsi ancora che il fuoco le brucia e la memoria le salta a tutti i costi chiede una carezza dai suoi anni ora alla barba ho sotto gli occhi più bugiarda dicendole quell'unico importante si
-adesso vado- Il piccolo sentiero di Rosalba questo ha la realtà un silenzio che ammonisci un silenzio che scegli la pietra dove gli è sotto, l'angolo dove gli è dietro tra i cespi il vitigno gli ulivi il frutteto i fiori con l'aria punta dall'azzurro fuoriuscito dai comignoli legna che fu che arde e asciuga
Rosalba te la aspetti tutti figli suoi i suoi capelli raccolto le forze nelle mani su pasta e una ciocca fuggita al sudore da riportare più lontana del lontano ora lasciandola dov'è assieme alle ecchimosi che procura chi trascina Al ritorno il silenzio tramuta in oro mangiando che mia madre somministra uno alla volta un silenzio breve, spezzato da risa che pure oggi te l'abbiamo fatta, maledetta inumana solitudine.
Id: 23875 Data: 12/01/2014 01:13:22
*
livori in corso
ecco, Antonio così se ne va
spalle alla follia delle vetrate
all'istintivo agghiacciante del considerare
gli altri da grattare via con l'unghia al tendine
- chiunque ne saprebbe poco e meno -
delle trazioni in punta per l'arrivo di una lettera
una gioia che conclude in un mentito a presto
eccolo che fronte a proiezioni ti regala
l'urlo della distrazione da una voglia
per ballerine che avvitano sprofonda ammirazione
la vita la forma lo splendore la cura
chiazzante l'alto in giallo a bianchi spazi il basso
da incidere col batterci ogni mossa nel momento
una parola buona è l'altro che ti osservi
Antonio a guarigioni riprende la via
dalle pietanze consumate al fermento su infezioni
dall'umore arrestato i passi visto piovere
dal silenzio in gestazione di gatti sotto con le pulizie
dall'ardore delle case dietro inutili recinti
dal rancore verde eterno in muschio sopra orizzontali
eccolo l'amore, Antonio se lo tiene
addosso come la promessa delle strade che ti portano
da sempre dove vuoi, da sempre dove sei
considerate piccole le imprese dei librai deserti
dei volatili sui monumenti zampettati
della madre di tutti gli odori appassita sui fornelli
di scellerati impudenti abbracci umido mare
Antonio, abdicando un affaccio ancora
potrebbe quasi dire
che è sempre lui a tornare indietro.
Id: 23848 Data: 10/01/2014 11:20:15
*
ciorba
metteva il naso in un barattolo di vetro quelli ampi per la frutta sciroppata o chissàdio quante cose da stipare sono per l'inverno all'ora di pranzo in terra straniera, armato di cucchiaio rimestava i colori che affioravano alla trasparenza: il beige il verde, i gialli e i rossi triti, pescando pezzi di carcassa di cui mollati i resti, prima pregati, poi ammirati, poi spolpati
sul tovagliolo erano ossa di gallina i traffici delle città restano un conto, sono nel solco la sera un po' negli occhi un po' alle tasche del cappotto dato al vis a vis sarà la vita a cui ti abitui, ma il troppo lavoro dato ai pochi resta pesante che si deve demandare ad altri così l'ultimo incarico che ricevi è di sceglierti, da schiavo un sotto schiavo di quelli fronte ai rivenditori di laterizi dispersi come cervi dalla luce insolita che fende i limiti per una fuga a branchi prima via poi cautamente dentro di essa uno dei tanti, noi siamo uno dei tanti cercavo di spiegarmi incitandogli le bellezze del paesaggio con sorrisi incompresi, fatti noti, temendo di non parlare della luce allo stesso modo di una donna senza pensare sia un madre ed i suoi occhi un frutteto che gli cascava in casa uscendo e mensole e mensole nella dispensa con tutto etichettato sparivano agli scooter che ci tagliavano davanti all'arrivo al cantiere scesi al fango nei forse c'eravamo già da sempre un mestiere sognato che desse una pettinatura decente a cui lui teneva, aspettando arrivasse l'era la riga da una parte la mattina sembrava stesse lì da sempre lei come lui come noi come loro nelle buche ci finiamo per riparare le condotte a una città che aspetta fino nel sogno bello dell'ora di pranzo quando hai tempo quando si possono indicare nuvole nel cielo o contare i nodi al legno o mettere il naso in un barattolo di vetro.
Id: 23834 Data: 09/01/2014 11:30:39
*
o non essere
la mattina, poco dopo i nuovi si conviene alla stazione, quanto a te nella monotonia in cui puoi notare i punti di attacco di ogni cosa, vedi dai fianchi dei bagagli le destinazioni avverti l'odore dolciastro dei sali e tabacchi da come nascono i sorrisi per qualcosa un puro caso tu e l'addetto delle pulizie lui più anni nel mostrarti non averne posa il bastone, nasconde la fiamma espone la fede gli insulti la famiglia i figli la vita con gli occhi tornati dritti dopo acceso che indicheranno un culo di passaggio nella stazione tutto può fermarsi al volo breve dei piccioni in galleria come in una grande gabbia stanno alti cagano sulla varietà di vestiario dei fruenti tanto incauti a essere entrati poi gli tornano tra i piedi fortuna vuole Ges, Lei siede al suo lastrone il solito perché è sulla banchina giusta un libro che non legge, lascia risposte a domande come banconote in terra rimprontato l'ascolto resta ad osservare la vita in ritardo degli altri Ges e il sole di traverso una mano avanti mentre scruta al cielo il tabellone e pensieri pensieri quanti pensieri porta l'età quando non è esatta per avere i seni piccoli che nella gravidanza le hanno detto fioriranno. Ges prima di andare è sempre lì sul punto di alzare gli occhi per l'arrivo di qualcuno. E io non vado.
Id: 23771 Data: 05/01/2014 15:30:33
*
l’aguzzino
e resteranno mute dallo strapiombo qui sul mare le bocche dei pescatori visti lì a comporre il loro giorno successivo, o magari me dietro la smorfia di chi serve le loro nocche in luce da questo terziere io li rammenterò per sempre nei vassoi riportati alla cucina sotto l'arco col balestro appeso e gli stinchi in pioppo bruno forellati dagli strappi di comande ed io che ho sempre odiato sventrare un pesce e metterlo sul fuoco poi negli occhi poi fumando la mia sigaretta dopo pulendo pentole e poi chiuso c'è un cliente da un po' che viene col riporto in cirillico e fuma e ordina e mi dice forza, a ogni portata, su da bravo ed io massacro e porto, massacro e porto massacro e porto da un po' a tarda chiusura bevo il vino che gli avanza tutto pinot nero del novantasei e con il buio sulla faccia da un foro lasciato dai palmi lascio che brilli il mio lampione.
Id: 23750 Data: 03/01/2014 16:06:26
*
piccole disattenzioni
la luce, assieme a odori nuovi accovaccia il gatto nell'attesa di miagolare alla porta sentendoti arrivare che penserai ti riconosca -caro- ma lo fa tutto il santo giorno con chiunque adoperi le scale di cielo in cielo a qualcuno mancherà un affetto altri gare a chi piscia più lontano mentre innocenza insospettisce sempre se quel giorno ha i capelli di lato una spalla alla luce e lo sguardo gentile dovuto, di chi passa per caso intanto la città resta ai turisti in cerca d'acqua che puoi invidiare dai semafori del centro migrano da un monumento all'altro posano, chiedono un informazione con il sorriso circostante e una striscia d'ombra sopra gli occhi - ritorsione- l'aria chiarissima dipende dal mattino il vento dall'erba ormai alta il palmo il sole dal brillìo dei sopra/sotto foglia gli occhi dall'essere di schiena a tutto ciò se ne può avere idea.
Id: 23679 Data: 29/12/2013 14:47:03
*
dicembre
dicembre ha nascite continue
vegetazione e luce sotto lastre di cristallo
le nevicate capovolte, le braci senza ceppi
e le pettinature dei paesi
nei mercati dal ventre dei sogni.
- è a rigoli di caldo, o appena due fessure-
dicembre ha appannature
di lente messe a fuoco, e lenti
dalle funzioni alle tovaglie quegli scialle
caduti per errore da schienali
tra pane a segmento, posate in croce
tombole e chicchi d'uva passa
al nero seppia di pupille insonni.
- ha bucce di ore, coltelli a raso, macchie, fiocchi da dare al gatto
e graffi per costringerlo a ballare-
dicembre ha gemme
luminose nella gola da adornare
deglutendo città e dintorni, pensieri
facili, pieghevoli, ridotti in scatola
ha pugni di stagnola e corsi di manovre
su piccoli plastici con emorragie di intenti.
- ha condomìni silenziosi e androni, combustioni di micce
e nuvole di zolfo a quiete ritrovata-
dicembre ha risme di dettato
lettere da accartocciare come sono
già in messaggi di segreterie
vischi in pellicole arricciate con ricordo
addobbi e debiti da rimandare.
- ha monti di schiene brille, telai di giorni confezionai in blister-
dicembre non sa dare, dicembre mette
sacchi sui pianerottoli, spioncini ai baci
quarzo ombreggiato ai muri
di un fuori che non ci riguarda e polvere
sui manubri disassati nella ruvidità delle cantine
coi frastuoni d'occasione poi più niente.
- ha viaggi di andata e ritorno, ultime curve e scuse
per scendere ad amarsi, e continuare a farlo, sempre,
così come non si è -
Id: 23619 Data: 23/12/2013 13:27:11
*
Kose Belle
Si fissa su una cosa buona una che sia una abbia mai fatto che subito crisi, o meglio, ricalcola dove appoggiarsi per un po' alle kose belle Adesso percorre a ritroso la gente in entrata alla metro perde lo sguardo sulle lane tinte strati su strati sotto lucidità di gel e olezzi tra i sorrisi maneschi degli adolescenti dando il bacio più lungo mai dato a una sigaretta sotto il lampione del parcheggio al settore B3 Adesso faranno di tutto alla radio per mietere spensieratezze che Clara da Vicenza interrogata racconta dei minuti preziosi alla cornetta per superare attimi di traffico e in graduatoria chissàdio dov'è il sorriso che ha mai immaginato che qualcuno le rivolgesse il rientro ha sempre il padre di turno che punta un piede al cancelletto e sorride e dà ai nervi perché non cede non cede e non ne vuole sapere che lui sa che io so e che tutti sanno allora aspetta e accenna ai suoi accenni finché si passa uno alla volta.
Id: 23609 Data: 22/12/2013 21:02:05
|