S’affrettano sulle strisce scansando
il traffico dei pensieri dai passi,
s’accomodano accalcati cercando
sui tram un posto che non troveranno,
leggono assorti pagine di pubblicità
interrotta da qualche falsa notizia,
negli auricolari si frastornano ai suoni
che non fanno domande, non li spazientiscono.
Alla guida si cullano alle voci di donne,
sconosciute ninfe, che li ammaestrano
sicure su dove e quando svoltare,
nelle code della tangenziale s’inventano
un lavoro truccandosi furtive, ammiccando
nella luce d’un impolverato specchietto:
uomini e donne – li diresti guardando –
sotto un sole avventizio, raccogliticcio
offuscato tra riflessi d’antenne sul tetto.
Se trasgrediscono, è per noia o per passatempo
uomini e donne – se sai riconoscerli –
per scelta o per sorte, per mestiere o per arte
sempre indaffarati – si dice per certo -
divisi tra rasoi e rammendi
d’una stessa perduta memoria,
solo per errore, talvolta, rammentano:
una verità, giurerebbero.
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