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La torta di Stalin

di Fabrizio Bregoli
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Pubblicato il 06/03/2016 13:54:42

Non è per il tuo volto scuro, Riga,

che abbraccerai più stretto il buio,

reliquia d’estrema Europa, fervida

di rimpianti sulle spoglie del vento.

Scorre lo sguardo oltre aspre voci

e bancarelle di biechi mercati,

poche cianfrusaglie fra esauste grida.

Cresta armata di svettante cemento

tu fra candele capovolte e spente

precipita ombra sulle guance glabre

dove fu culto ed impero, mieti ora

lividi bargigli e giunti tramonti,

oblia nome e sorte, breve eccesso.

Questo ti confida il rostro del mare

quando scava banchine, scarno sole. 

Ogni giorno scalpiccia, schiude ciglia

di cispose effigi in serale questua,

tetti e nuvole, digiuno e silenzi.

 

Sciogli il nodo gordiano della storia,

stillane luce e tesa meridiana,

torchia inchiostro dal profilo ricurvo

del gatto che dà ordine al tuo cielo,

fanne erpice nella cantina sorda

del tuo cuore e fuggi, occhio o bufera,

l’alba di ghiaccio astuto giocoliere

dove s’arena il naviglio di tenebre

perché la cava nuca della notte        

confonde presto il brivido del tempo.


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