Pubblicato il 05/03/2016 23:42:20
Depressa, svogliata, quasi assente lascio che il mio tempo si dilegui, furtivo e inesorabile, come il panico in un torrido mezzogiorno. Osservo attorno: una pozza di fango e la terra ricamata da una lunga siccità. Il canto di cicale, come violini, soffoca ogni desiderio di lucidità. Le gocce salate sulla fronte dissetano un poco solo lo sguardo. Trascino l'ombra fra morti sassi e sembro davvero l'unica vita in questa terra immobile. Serro le ciglia, abbagliata dal sole cocente e mi chiedo quando il sonno arriverà.
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