NOI SIAMO QUELLI
Noi siamo quelli col camice bianco,
sulla banchina, all'arrivo del treno.
E su quel treno - dalla banchina -
ci avete visto arrivare,
nei vostri camici bianchi,
nei nostri vestiti di stracci.
E decidiamo dei loro destini,
nei loro vestiti di stracci,
nei nostri camici bianchi.
E decidiamo dei nostri destini,
guardando camici bianchi
e vestiti di stracci.
Li accompagnamo in silenzio
e li spingiamo ed urliamo.
E come loro - tra loro - entriamo all'inferno,
e insieme a noi anche loro entreranno all'inferno,
ed anche voi - con loro - siete entrati all'inferno.
Ci spogliamo di tutto
e facciamo cumuli delle nostre piccole cose
- cumuli d'ori, e di stracci,
e capelli.
E non abbiamo più nome:
e abitiamo così lontano dal campo,
nel campo,
a pochi metri dal campo.
Dio è con noi così come dice la fibbia della nostra cintura.
Ed è contro di noi, e non gli importa di noi.
Lui non c'è:
E' al sicuro in Egitto -
e lascia di nuovo il suo Erode a far scempio di noi
Arimane.
E piangiamo e li straziamo
e coltiviamo gerani.
Noi siamo quelli.
E non siamo cambiati.
Padri e figli dei campi ad un tempo.
Innocenti.
Colpevoli.
Gen/Mag '08
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