I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
POETI
Oh .. il poeta
mica si può accontentare di una civetta qualsiasi,
o magari di un semplice gufo.
Figurarsi poi se gli basta un barbagianni.
No, no. Per il poeta ci vuole come minimo l'upupa.
Upupa.
U - pu - pa.
Upupa, upupa ... upupa sa di parapà perepè papà pupù.
Upupa !
Civetta invece non sa di niente.
Si, forse solo un pochino di bicicletta.
E il barbagianni è un attaccapanni.
(E se in più ci metti che già in antichissime leggende della transnistria i gufi compaiono solo raramente...)
No, no, non ci possono essere dubbi:
nella poesia ci sta giusta giusta un'upupa.
Ma mica un'upupa normale -ma va' là, non scherziamo-,
magari un'upupa simpatica, o spiritosa,
o forse allegra, divertente, gaia?
-che ne dici di: un po' scema?
Macchè ... l'upupa, lo sanno tutti, è un ilare uccello.
E già te li vedi in giro, poeti ed uccelli:
-Uè, upupa, come va?
- Bah, oggi sono un po' ilare, e tu?
Sempre ispirato?
***
Ago '07
NOI SIAMO QUELLI
Noi siamo quelli col camice bianco,
sulla banchina, all'arrivo del treno.
E su quel treno - dalla banchina -
ci avete visto arrivare,
nei vostri camici bianchi,
nei nostri vestiti di stracci.
E decidiamo dei loro destini,
nei loro vestiti di stracci,
nei nostri camici bianchi.
E decidiamo dei nostri destini,
guardando camici bianchi
e vestiti di stracci.
Li accompagnamo in silenzio
e li spingiamo ed urliamo.
E come loro - tra loro - entriamo all'inferno,
e insieme a noi anche loro entreranno all'inferno,
ed anche voi - con loro - siete entrati all'inferno.
Ci spogliamo di tutto
e facciamo cumuli delle nostre piccole cose
- cumuli d'ori, e di stracci,
e capelli.
E non abbiamo più nome:
e abitiamo così lontano dal campo,
nel campo,
a pochi metri dal campo.
Dio è con noi così come dice la fibbia della nostra cintura.
Ed è contro di noi, e non gli importa di noi.
Lui non c'è:
E' al sicuro in Egitto -
e lascia di nuovo il suo Erode a far scempio di noi
Arimane.
E piangiamo e li straziamo
e coltiviamo gerani.
Noi siamo quelli.
E non siamo cambiati.
Padri e figli dei campi ad un tempo.
Innocenti.
Colpevoli.
Gen/Mag '08