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Commento Critico - Strage degli Innocenti -

Argomento: Poesia

di Franca Colozzo
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Pubblicato il 16/04/2025 01:34:03

 
 
COMMENTO CRITICO ALLA MIA POESIA : "LA STRAGE DEGLI INNOCENTI -THE SLAUGHTER OF THE INNOCENTS":
قراءة نقدية اسلوبية في قصيدة  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Immagine
 
 
RINGRAZIO il poeta iracheno, Kareem Abdullah, per l'acuta analisi critica di questa mia sofferta poesia per la strage dei bambini a Gaza.
Ringrazio, altresi, l 'amica Elisa Mascia per la pubblicazione su #AlessandriaToday
 
 
Analisi critica di “La strage degli innocenti” di Franca Colozzo – Italia.
A cura di: Kareem Abdullah – Iraq.
 
1- Titolo e allusione biblica
 
Il titolo della poesia, “La strage degli innocenti”, è un’allusione biblica carica di significato. Fa riferimento alla strage degli innocenti ordinata da Re Erode, come narrato nel Vangelo di Matteo, in cui i neonati maschi di Betlemme furono uccisi nel tentativo di eliminare il bambino Gesù. Invocando questa sacra tragedia storica, Colozzo eleva la sofferenza dei bambini di Gaza ad archetipo universale dell’ingiustizia divina, del martirio e della ciclica brutalità del potere. Prepara il lettore a una poesia intrisa sia di immagini sacre che di atrocità moderne.
 
2- L’immaginario dell’Ascensione e dell’Innocenza
 
“Ali spiegate al vento, si alzano / In una processione silenziosa, / Fluttuando come piume…”
I versi iniziali staccano immediatamente i corpi dalla terra. Attraverso immagini delicate ed eteree – ali, piume, volo – la poetessa eleva le anime delle vittime al di sopra del regno della violenza. Queste immagini implicano purezza, trascendenza e l’innaturale immobilità della morte.
La “processione silenziosa” evoca la solennità dei riti funebri, ma questo funerale non è ancorato ad alcuna tradizione culturale o religiosa. Diventa piuttosto un’ascensione ultraterrena, un allontanamento da un mondo indegno dei suoi figli. Il verso “Dall’ospedale di Gaza” ci riporta alla brutale realtà: un luogo destinato a guarire è diventato un punto di partenza per la morte.
 
3- Contrasti: Angeli contro Corvi, Luce contro Tenebre
 
“Si alzano tutti insieme come Serafini / Rubati ai giochi di un altro tempo.” I bambini sono paragonati ai Serafini, esseri angelici di luce e purezza. Questo paragone divino sottolinea la loro innocenza e suggerisce che il loro posto non è tra le rovine terrene, ma tra la santità celeste. Eppure, la parola “rubati” aggiunge un tocco tragico, ricordandoci che il loro tempo è stato abbreviato, la loro innocenza dirottata da forze al di là della comprensione.
“Ali di corvo volano sopra le rovine, / sfiorando ali d’angelo nel cielo”.
Qui, Colozzo crea una giustapposizione vivida e surreale. I corvi – tradizionali messaggeri di morte e decadenza – sfiorano i bambini angelici e spettrali che ascendono. Il simbolismo è netto: la morte perseguita la vita, proprio mentre l’innocenza cerca di sfuggirvi. Questo contrasto accentua la tragedia, dimostrando che il divino non è immune dalla crudeltà umana: deve coesistere, persino sfiorarla.
 
4- Paesaggio emozionale: dolore, silenzio e la futilità della morte. 
 
 
“Solo le macerie piangono i morti, / Morti senza una vera ragione”.
In questi versi inquietanti, il dolore è reso impersonale e universale. Le macerie – detriti senza vita – sono le uniche a piangere, a sottolineare il silenzio e la complicità del mondo. I morti, suggerisce la poesia, non erano vittime di guerra in senso convenzionale, ma vittime di una brutalità insensata.
Il verso “Morti senza una vera ragione” è profondamente politico nella sua semplicità. Sfida qualsiasi giustificazione della guerra, qualsiasi pretesa di necessità. Questi non sono soldati; sono bambini. La loro morte resiste a qualsiasi spiegazione morale o strategica.
 
5 – La trasformazione della paura e il ruolo sacro delle madri
 
“I bambini non hanno più paura…”
C’è un’accettazione inquietante qui: la morte è diventata così costante che persino la paura è svanita. Questo verso può essere interpretato sia letteralmente (i bambini sono ora morti e al di là della paura) che metaforicamente (erano già stati desensibilizzati al terrore).
“Le loro creazioni sono offerte a Dio / Dalle madri in lutto come dono”.
Questo è forse il momento più tragico della poesia. Le opere creative dei bambini – disegni, giocattoli, forse sogni – si trasformano in offerte su un altare di dolore. Le madri, le ultime portatrici di dolore, diventano sacerdotesse in un rituale oscuro e blasfemo che non hanno scelto.
L’atto dell'”offerta” è religioso, ma qui è invertito. Questi sono sacrifici di dolore, non di adorazione, offerti a un Dio che sembra dolorosamente silenzioso.
 
6- Caino e l’eredità morale della violenza
 
“Una terra sacrilega rivela / L’infame progenie di Caino”.
Colozzo conclude con un potente riferimento biblico a Caino, il primo assassino. Così facendo, presenta gli autori di questa violenza come discendenti morali di Caino, ripetendo il peccato originale del fratricidio. Gaza diventa non solo una zona di guerra, ma un palcoscenico per un antico, archetipico tradimento: fratello che uccide fratello in nome del potere, del territorio, dell’ideologia.
L’espressione “terra sacrilega” può riferirsi sia alla terra profanata di Gaza sia alla blasfemia morale di coloro che compiono tali omicidi. La poesia amplia così la sua critica: non si tratta solo di politica o di conflitto, ma della corruzione dell’anima umana.
Conclusione: Un lamento per l’umanità
“La strage degli innocenti” non è solo un’elegia per i bambini di Gaza, è un’accusa poetica contro tutti i sistemi che perpetuano la violenza contro i vulnerabili. Franca Colozzo intreccia magistralmente immagini sacre con l’orrore contemporaneo, dando vita a un lamento che appare al tempo stesso senza tempo e di una straziante attualità.
Questa è una poesia che non grida, ma piange. Non politicizza, umanizza. E così facendo, diventa una voce silenziosa ma bruciante della coscienza, che ci spinge a chiederci:
Che tipo di mondo permette che una tale innocenza venga sacrificata ancora e ancora?
 
Ali spiegate al vento, si alzano
In una processione silenziosa,
Vagando come piume,
Si alzano in volo
Dall’ospedale di Gaza,
Colpiti al suolo da un missile,
Che ne squarcia il cuore antico.
Si alzano tutti insieme come Serafini
Rubati dai giochi di un altro tempo.
Il gioco del massacro ora non conosce fine.
Ali di corvo volano sulle rovine,
Sfiorando ali d’angelo nel cielo.
La sera impallidisce
Tra figure spettrali.
Solo le macerie piangono i morti,
Morti senza una vera ragione,
Resta una sepoltura comune
Per le membra sparse.
I bambini non hanno più paura,
I ruggiti infernali tacciono,
La fame e la sete tacciono.
Le loro creazioni sono offerte a Dio
Come dono dalle madri in lutto.
Dagli altari di luce, un’immagine oscura,
una terra sacrilega rivela
l’infame progenie di Caino.
©Franca Colozzo
 
Critical Analysis of “The Slaughter of the Innocents” by Franca Colozzo – Italia.
By : Kareem Abdullah – Iraq .
 
1- Title and Biblical Allusion
 
The poem’s title, “The Slaughter of the Innocents,” is a loaded biblical allusion. It references the Massacre of the Innocents ordered by King Herod, as recounted in the Gospel of Matthew, where male infants in Bethlehem were killed in an attempt to eliminate the infant Jesus. By invoking this sacred, historical tragedy, Colozzo elevates the suffering of the children in Gaza to a universal archetype of divine injustice, martyrdom, and the cyclical brutality of power. It prepares the reader for a poem steeped in both sacred imagery and modern atrocity.
 
2- The Imagery of Ascension and Innocence
 
“Wings spread to the wind, they rise / In a silent procession, / Drifting like feathers…”
The opening lines immediately detach the bodies from the earth. Through delicate, ethereal imagery—wings, feathers, flight—the poet lifts the souls of the victims above the realm of violence. These images imply purity, transcendence, and the unnatural stillness of death.
The “silent procession” evokes the solemnity of funeral rites, but this funeral is not anchored in any cultural or religious tradition. Instead, it becomes an otherworldly ascension—a departure from a world unworthy of its children. The line “From the hospital in Gaza” jolts us back into the brutal reality: a place meant to heal has become a launching point for death.
 
3- Contrasts: Angels vs. Crows, Light vs. Darkness
 
“They all rise together like Seraphim / Stolen from the games of another time.”
The children are likened to Seraphim—angelic beings of light and purity. This divine comparison underscores their innocence and suggests that their place is not among earthly ruins but among celestial sanctity. Yet, the word “stolen” adds a tragic layer, reminding us that their time was cut short, their innocence hijacked by forces beyond comprehension.
“Crow’s wings fly over the ruins, / Brushing against angel wings in the sky.”
Here, Colozzo sets up a vivid, surreal juxtaposition. The crows—traditional harbingers of death and decay—brush against the angelic, ghostly children ascending. The symbolism is stark: death haunts life, even as innocence tries to escape. This contrast enhances the tragedy by showing that the divine is not untouched by human cruelty—it must coexist, even brush up against it.
 
4- Emotional Landscape: Grief, Silence, and the Futility of Death
 
“Only the rubble mourns the dead, / Dead without a true reason.”
In these haunting lines, grief is rendered impersonal and universal. The rubble—lifeless debris—is the only mourner, emphasizing the world’s silence and complicity. The dead, the poem suggests, were not casualties of war in the conventional sense, but victims of senseless brutality.
The line “Dead without a true reason” is profoundly political in its simplicity. It challenges any justification of war, any pretense of necessity. These are not soldiers; they are children. Their deaths resist moral or strategic explanation.
 
5-The Transformation of Fear and the Sacred Role of Mothers
 
“The children are no longer afraid…”
There’s an unsettling acceptance here—death has become so constant that even fear has faded. This line can be interpreted both literally (the children are now dead and beyond fear) and metaphorically (they had already been desensitized to terror).
“Their creations are offered to God / By grieving mothers as a gift.”
This is perhaps the poem’s most tragic moment. The creative works of children—drawings, toys, perhaps dreams—are transformed into offerings on an altar of sorrow. The mothers, the ultimate bearers of grief, become priestesses in a dark, blasphemous ritual not of their choosing.
The act of “offering” is religious, but here it’s inverted. These are sacrifices of pain, not worship, made to a God who seems painfully silent.
6- Cain and the Moral Legacy of Violence
“A sacrilegious land reveals / The infamous offspring of Cain.”
Colozzo ends with a powerful biblical reference to Cain, the first murderer. In doing so, she casts the perpetrators of this violence as moral descendants of Cain, repeating the original sin of fratricide. Gaza becomes not just a warzone, but a stage for ancient, archetypal betrayal—brother killing brother in the name of power, territory, ideology.
The phrase “sacrilegious land” may refer both to the desecrated land of Gaza and the moral blasphemy of those who carry out such killings. The poem thus broadens its critique: this is not just about politics or conflict—it’s about the corruption of the human soul.
Conclusion: A Lament for Humanity
“The Slaughter of the Innocents” is not just an elegy for the children of Gaza—it is a poetic indictment of all systems that perpetuate violence against the vulnerable. Franca Colozzo masterfully weaves sacred imagery with present-day horror, crafting a lament that feels both timeless and heartbreakingly current.
This is a poem that does not shout—it mourns. It does not politicize—it humanizes. And in doing so, it becomes a quiet yet searing voice of conscience, compelling us to ask:
What kind of world allows such innocence to be sacrificed again and again?
 
 
THE SLAUGHTER OF THE INNOCENTS
 
Wings spread to the wind, they rise
In a silent procession,
Drifting like feathers,
They ascend into flight
From the hospital in Gaza,
Struck to the ground by a missile,
Tearing through its ancient heart.
They all rise together like Seraphim
Stolen from the games of another time.
The game of massacre now knows no end.
Crow’s wings fly over the ruins,
Brushing against angel wings in the sky.
The evening turns pale
Amidst ghostly figures.
Only the rubble mourns the dead,
Dead without a true reason,
A common burial remains
For scattered limbs.
The children are no longer afraid,
The hellish roars fall silent,
Hunger and thirst fall silent.
Their creations are offered to God
By grieving mothers as a gift.
From the altars of light, a dark image,
A sacrilegious land reveals
The infamous offspring of Cain.
©Franca Colozzo
 
Conclusion: A Lament for Humanity
 
“The Slaughter of the Innocents” is not just an elegy for the children of Gaza—it is a poetic indictment of all systems that perpetuate violence against the vulnerable. Franca Colozzo masterfully weaves sacred imagery with present-day horror, crafting a lament that feels both timeless and heartbreakingly current.
This is a poem that does not shout—it mourns. It does not politicize—it humanizes. And in doing so, it becomes a quiet yet searing voice of conscience, compelling us to ask:
What kind of world allows such innocence to be sacrificed again and again?
 
 
 by KAREEM ABDULLAAH (IRAQ)
 


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