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Le Parche

di Squillante Roberto
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Pubblicato il 07/05/2017 14:32:02

LE PARCHE

 

Camminavano in silenzio. Mano nella mano. Aperti al cambiamento che viaggiava nelle loro anime. Felici. Sorridevano. Il vento muoveva i loro capelli. Gonfiava le loro vesti. Ma non avevano freddo. Un aura di calore circondava i loro cuori.

Per la prima volta, dopo anni di messaggi nascosti. Di frammenti di tempo. Avevano la possibilità di vivere sereni.

La vita, il caso, la fortuna, il destino, li aveva fatti incontrare.

Per un lungo periodo si erano incontrate solo le loro anime. Poi il fato aveva deciso un altro passo. Timorosi si erano visti.

Era una fredda giornata invernale. Avevano sulle spalle le loro storie. Ma le anime erano più potenti. Le affinità erano molte, troppe perché qualcosa potesse fermare quel dolce sentimento che ormai era sbocciato.

La tenerezza di quel primo incontro, in due persone ormai adulte, sarebbe rimasto per sempre nel loro cuore.

Erano entrati con passo incerto in quella stanza. In punta di piedi. Ma non erano servite molte parole. Erano stati sufficienti pochi sguardi, qualche carezza, dei baci profondi e silenziosi. E quello che la loro fantasia aveva già creato mille volte, si era materializzato.

La luce tenue che entrava dalla finestra aveva incorniciato i loro corpi nudi. Il letto morbido aveva accolto i loro abbracci. Le loro labbra si erano sfiorate, erano scese ad assaporare la loro pelle.

Le mani si erano intrecciate più volte. Non volevano lasciarsi. Ma ogni cosa doveva avere un tempo.

Lo sapevano.

La stanza li aveva visti uscire. Aveva tirato un sospiro profondo. Aveva visto molte coppie entrare e uscire dalla sua porta. Il suo letto aveva accolto molti corpi. Ma non aveva mai percepito dei sentimenti così profondi, agitare le menti dei suoi ospiti. Sapeva che sarebbero tornati. Legami così forti sopravvivevano alle difficoltà.

Le finestre mostravano un giardino curato. Qualche palma. Dei viali lastricati da piccole pietre bianche. In lontananza altre case. Altre finestre. Altre luci che si accendevano nella notte. Altre storie.

Quella piccola camera sapeva però che quella storia era diversa. Era un po’ triste. Averli visti uscire, l’aveva lasciata vuota. Presto sarebbero venuti a portare via il loro odore. La loro confusione. In pochi istanti tutto quello che rappresentava quell’incontro sarebbe stato cancellato da colpi esperti di spugna.

Era passato un anno. Qualche secondo nella vita di una palma. Un secolo in quella di una farfalla. Poi le ali colorate avevano poggiato il loro tenue peso su di un nuovo incontro.

La stanza lo sapeva. Li aveva visti entrare. Aveva seguito i loro passi. C’erano stati altri incontri. Altri percorsi. Sapeva che era difficile. Avrebbe voluto aiutarli. Ma non poteva, doveva lasciare fare alle mani esperte delle tessitrici. Loro avrebbero saputo quali tasti toccare.

E, infatti tutto stava succedendo naturalmente. Si svolgeva come un rotolo. Un papiro in cui era descritto ogni fase di quel percorso.

Gli attori non lo sapevano. Vivevano la loro vita. I loro istanti. Di nascosto dedicavano a se stessi, frammenti di giornata. Frammenti di vita. Ma ogni piccolo pezzo si incastrava perfettamente all’interno di quel puzzle. E lentamente creava un’immagine complessa. Piena di dolci sfumature. Di colori accesi. Di un tenue sentimento che cresceva nel tempo.

Avevano le loro vite. I loro impegni. Era difficile riunire tutto. Ma le parche sapevano cosa facevano.

La stanza, spettatrice esterna se lo chiedeva a volte.

Li vedeva unirsi. Ascoltava indiscreta i loro discorsi, mormorati, sussurrati. E, li vedeva andare per la loro strada. Percorrere il loro cammino di vita.

Possono farcela? Li vedrò ancora? E, puntualmente, quando la domanda si formava, loro ricomparivano.

Intanto che gli anni passavano le loro coscienze si amalgamavano. La creta che formava i loro corpi, assumeva forme e consistenze diverse. Le loro esperienze di vita li univano. La lontananza incredibilmente invece di dividerli sembrava unirli ancora di più.

Erano passati altri anni. La palma era quasi arrivata a lambire con le sue foglie i vetri della finestra. Questa volta non erano venuti da lei. Ma sapeva che si erano incontrati. Sapeva che la vita li stava unendo.

Questa volta erano i viali a raccontare la loro storia. La sabbia del mare. L’acqua stessa. Salata e azzurra si lasciava coinvolgere. Aveva lambito i loro piedi, mentre scalzi correvano sulla spiaggia. Come due ragazzi. Due eterni innamorati, che finalmente vedevano il loro sogno realizzarsi.

Le parche avevano ragione. Le loro esperte mani erano riuscite a tessere la tela.

Il mare lo sapeva. La madre della vita conosceva la loro abilità. E con sapienza aveva atteso.

Adesso finalmente quella nostalgia era passata. La stanza brillava radiosa. Quello che, quel primo giorno, aveva sperato, si era avverato.


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