Pubblicato il 29/01/2016 17:03:21
La strada era larga 4 metri. Un paio erano occupati da auto parcheggiate. Uno dalla spazzatura. Anche quando la bruciavano. E la bruciavano tutte le settimane. I palazzi erano alti e il fumo stazionava a lungo. All'incrocio era uguale. Lì però c'era qualche ruota e qualche lavatrice e qualche cesso e quando bruciavano, gli occhi bruciavano di più. Il vino era scadente. Il cibo era di dubbia provenienza. Le auto vecchie e scarburate. Le sigarette costavano poco ma non si sapeva da quale pizzo dell'Africa venivano. C'era puzza perenne di benzina e gas di scarico. La fabbrica delle ossa, sulla stradina per l'aeroporto ci ammorbava le migliori serate estive. Prima o poi si ammalavano tutti. E per raccontare gli ospedali in cui fingevano di curarsi ci vorrebbe un romanzo a parte. Prima o poi morivano tutti. Tutti quelli che sgasavano e suonavano clacson nel traffico perenne della Stadera. Che si arricriavano il sabato sera tra mogli grasse e figlie adolescenti gravide e precoci, giarre di vino contraffatto e percoche di Villa Literno. Debiti da pagare e piccole violenze domestiche. Ognuno era re. E defunto. E adesso è lo stesso. Hai voglia a mettere foto azzurre e consolatorie. Non c'è ragione. Non c'è consolazione.
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