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Raccolta di poesie di Paolo Birolini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Una preghiera

Bisognerebbe evocarsi stranieri,

residenti in un'anima qualunque.

Rimuovere quel torto della sera,

quella voce inaudita, perdonare

ogni vivente per la presunzione

di vivere, rimando l'attenzione

del giorno al giorno,

come in una preghiera.


Id: 36467 Data: 23/02/2016 15:29:01

*

Quello cresciuto all’angolo

Quello significante e trattenuto,

il cantore più piccolo, il brigante

del coro, l'apprendista maestro.

 

Quello cresciuto all'angolo

della pesa, il bersaglio

d'ogni dardo scagliato dalla voce.

 

La grazia lo coinvolse per un attimo,

lo svanì e riportò, possedendo

un quaderno ed un conio. Una terrestre

 

ora cieca ripassa l'armistizio

tra intendere e donare,

nel rinnovato spasimo del dio.


Id: 36466 Data: 23/02/2016 15:27:00

*

Volti e trattori.

Guardiamo volti e trattori

nell'atmosfera normanna. Con gli stivali

si scacciano il gelo e i compromessi.

Che gennaio non è mese di tregue.

 

Così i cavalli, nel rammento di Phleba,

soffiavano la nebbia e le mie stanze. Così

l'erba bianca chiamava al sodalizio.

C'erano piccole divinità ad ammonirci:

sei veloce,  dicevano, e letale.

Come la serpe femmina che trovammo e vendemmo.

La faccia e il calice, la siringa e i polmoni.

 

Il quartiere, anche morto,  ancora li ricorda i desideri.


Id: 36091 Data: 29/01/2016 17:06:37

*

Periferie.

La strada era larga 4 metri. Un paio erano occupati da auto parcheggiate.  Uno dalla spazzatura. Anche quando la bruciavano. E la bruciavano tutte le settimane. I palazzi erano alti e il fumo stazionava a lungo. All'incrocio era uguale. Lì però c'era qualche ruota e qualche lavatrice e qualche cesso e quando bruciavano, gli occhi bruciavano di più.  Il vino era scadente.  Il cibo era di dubbia provenienza. Le auto vecchie e scarburate.  Le sigarette costavano poco ma non si sapeva da quale pizzo dell'Africa venivano. C'era puzza perenne di benzina e gas di scarico. La fabbrica delle ossa, sulla stradina per l'aeroporto ci ammorbava le migliori serate estive. Prima o poi si ammalavano tutti. E per raccontare gli ospedali in cui fingevano di curarsi ci vorrebbe un romanzo a parte. Prima o poi morivano tutti.  Tutti quelli che sgasavano e suonavano clacson nel traffico perenne della Stadera. Che si arricriavano il sabato sera tra mogli grasse  e figlie adolescenti gravide e precoci, giarre di vino contraffatto e percoche di Villa Literno. Debiti da pagare e piccole violenze domestiche. Ognuno era re. E defunto.
E adesso è lo stesso.  Hai voglia a mettere foto azzurre e consolatorie. Non c'è ragione. Non c'è consolazione.


Id: 36090 Data: 29/01/2016 17:03:21

*

Che abbiamo avuto. E avuto.

Non c'è un fiume. Non c'è

acqua per cani e amanti.

Quelli avuti e scomparsi

riappaiano in silenzio.

Quelli già posseduti se ne vanno.

 

Il conto è ripartito,

saremo giunchi e favole,

ossido e predominio.

Staremo nelle tane a riscaldare

lupi e premonizioni.

 

Tu chiama quando ė tempo.

Quando hai tempo ricordati

che siamo stati statici e vassalli.

Che abbiamo avuto. E avuto.

Il resto lo preghiamo, lo attendiamo.


Id: 36089 Data: 29/01/2016 16:58:26