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Cul de sac

di Cristina Alessandro
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Pubblicato il 29/01/2016 14:09:31

La libertà accende i sensi

come puttana vogliosa

di eccitare il cliente bramoso,

che arraffa l’estasi di un godimento svelto,

mentre per soldi lei

simula un piacere smorto

nel vischioso sciabordio di membra anonime.

Di quel sudore di amplesso spiccio,

non resta che il ghigno beffardo

del disincanto, sdentato e laido.

Così la libertà lusinga e disonora,

illude di togliere il bavaglio e le catene

imposte da un’umanità vigliacca,

a chi non ha la forza di gridare,

di menar pugni

per difendere un diritto offeso.

La libertà è un’utopia,

come la pace nel mondo,

l’uguaglianza tra etnie,

ranghi sociali e credo diversi.

Siam condannati a subirne l’abbaglio,

che ci distrae e confonde.

Per ironia della sorte, il guinzaglio

che ci strozza il passo

obbligandoci a tenere gli occhi fissi a terra,

è ahimè un difetto di fabbrica.

Ogni giorno viviamo lo stridente paradosso

di dare un senso al nostro respiro,

stritolati dalla lucida consapevolezza

di ristagnare in un cul de sac.

Liberi da cosa, liberi da chi?

Non si è liberi di scegliere mai,

spalle al muro nel doloroso aut- aut.

A fine corsa il prezzo del biglietto

è per tutti lo stesso,

pur scendendo a fermate diverse.

La morte è la sola democratica libertà

che ci è concessa.

 

 


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