I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
La libertà accende i sensi
come puttana vogliosa
di eccitare il cliente bramoso,
che arraffa l’estasi di un godimento svelto,
mentre per soldi lei
simula un piacere smorto
nel vischioso sciabordio di membra anonime.
Di quel sudore di amplesso spiccio,
non resta che il ghigno beffardo
del disincanto, sdentato e laido.
Così la libertà lusinga e disonora,
illude di togliere il bavaglio e le catene
imposte da un’umanità vigliacca,
a chi non ha la forza di gridare,
di menar pugni
per difendere un diritto offeso.
La libertà è un’utopia,
come la pace nel mondo,
l’uguaglianza tra etnie,
ranghi sociali e credo diversi.
Siam condannati a subirne l’abbaglio,
che ci distrae e confonde.
Per ironia della sorte, il guinzaglio
che ci strozza il passo
obbligandoci a tenere gli occhi fissi a terra,
è ahimè un difetto di fabbrica.
Ogni giorno viviamo lo stridente paradosso
di dare un senso al nostro respiro,
stritolati dalla lucida consapevolezza
di ristagnare in un cul de sac.
Liberi da cosa, liberi da chi?
Non si è liberi di scegliere mai,
spalle al muro nel doloroso aut- aut.
A fine corsa il prezzo del biglietto
è per tutti lo stesso,
pur scendendo a fermate diverse.
La morte è la sola democratica libertà
che ci è concessa.